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17
giugno 2010
Che relazione c’è
tra la FaSinPat – Fábrica Sin Patrones in Argentina e l’Italia? E che ruolo
riveste l’arte? A questi quesiti risponde la mostra Lucha di Sandro Mele (Melendugno, Lecce, 1970),
presentata dalla Fondazione Volume! presso le Officine Farneto di Roma.
Una mostra che
racconta la storia di uomini che, davanti all’oltraggio del diritto al lavoro,
hanno preso posizione: quando nel 2000 l’imprenditore veneto Luis Zanon decise
di chiudere la sua fabbrica, gli operai intrapresero una lotta per continuare
l’attività in autogestione, arrivando alla costituzione della Cooperativa di
Lavoro FaSinPat. A oggi ben 470 famiglie vivono di quei profitti. Senza dubbio
un esempio che si adatta alla situazione italiana, che proprio oggi vive un
momento economico critico.
Sempre nel 2000,
anche Sandro Mele si trovava in Argentina ed ebbe modo di assistere a una
manifestazione di quegli operai; l’esperienza lo colpì a tal punto che, nel
2006, tornò per sviluppare il progetto che oggi è in esposizione.
L’allestimento,
pensato e studiato in uno spazio che si allinea al parallelismo teorico (le
Officine Farneto sono una ex fabbrica di ceramiche esattamente come la ex
Zanon), ricostruisce un percorso per “tracce e immagini”, laddove la funzione del segno
artistico si configura come il codice per l’intercettazione di una nuova
dimensione etica dell’arte. Il senso di responsabilità sociale che emana
incentiva una comunicazione “a tutto tondo” tra le opere e il messaggio rivolto
alla collettività.
tra la FaSinPat – Fábrica Sin Patrones in Argentina e l’Italia? E che ruolo
riveste l’arte? A questi quesiti risponde la mostra Lucha di Sandro Mele (Melendugno, Lecce, 1970),
presentata dalla Fondazione Volume! presso le Officine Farneto di Roma.
Una mostra che
racconta la storia di uomini che, davanti all’oltraggio del diritto al lavoro,
hanno preso posizione: quando nel 2000 l’imprenditore veneto Luis Zanon decise
di chiudere la sua fabbrica, gli operai intrapresero una lotta per continuare
l’attività in autogestione, arrivando alla costituzione della Cooperativa di
Lavoro FaSinPat. A oggi ben 470 famiglie vivono di quei profitti. Senza dubbio
un esempio che si adatta alla situazione italiana, che proprio oggi vive un
momento economico critico.
Sempre nel 2000,
anche Sandro Mele si trovava in Argentina ed ebbe modo di assistere a una
manifestazione di quegli operai; l’esperienza lo colpì a tal punto che, nel
2006, tornò per sviluppare il progetto che oggi è in esposizione.
L’allestimento,
pensato e studiato in uno spazio che si allinea al parallelismo teorico (le
Officine Farneto sono una ex fabbrica di ceramiche esattamente come la ex
Zanon), ricostruisce un percorso per “tracce e immagini”, laddove la funzione del segno
artistico si configura come il codice per l’intercettazione di una nuova
dimensione etica dell’arte. Il senso di responsabilità sociale che emana
incentiva una comunicazione “a tutto tondo” tra le opere e il messaggio rivolto
alla collettività.
A dirla tutta, Lucha si presenta come qualcosa in più
di una mostra personale: è l’espressione di una ricerca da sempre incentrata su
temi politico-sociali, ma si connota anche come veicolo di una nuova sensibilità,
in cui l’intreccio fra etica ed estetica si sublima in un linguaggio duttile e
raffinato, latore di messaggi più aderenti alle problematiche ideologiche del
nostro tempo.
“Ciò che
apprezzo di più nell’opera di Sandro Mele”, dice il curatore Raffaele Gavarro, “è la sua
capacità di passare da un linguaggio all’altro senza mai cadere
nell’autoreferenzialità, ma anzi accrescendo il nerbo sostanziale della sua
progettualità e del suo impegno morale”. L’autonomia lessicale dell’artista si configura,
quindi, come la capacità di utilizzare più strumenti contemporaneamente,
aprendo così alle possibilità di una “funzionalità etica” dell’arte.
Che si tratti del
video, come nella tripla proiezione dal titolo Dinamiche di un pensiero
autonomo,
realizzata con il materiale documentario che gli stessi operai della FaSinPat
hanno fornito all’artista, o della fotografia, come nella serie di grandi
stampe in cui la rappresentazione viene corroborata dall’applicazione sulla
superficie delle immagini di cera d’api fusa e lavorata, ciò che salta
all’occhio è la coerenza compositiva di tutto l’insieme, che segna le tappe di
un racconto coerente.
Stesso discorso per
le due istallazioni, a metà tra provocazione ironica e fedele trasposizione
della realtà: Lotta di classe, in cui da un megafono viene diffuso il sonoro degli
slogan delle manifestazioni di piazza, e Comizio da salotto, dove ancora da un megafono,
collocato sarcasticamente su un piedistallo, spuntano alcune piante verdi e
rigogliose.
Infine,
all’ingresso dello spazio espositivo, l’opera “di punta” dell’allestimento, una
trasposizione tautologica e concettuale dell’intera mostra, realizzata con
cinque grandi pannelli che ricompongono la parola ‘lucha’ attraverso un mosaico
di tessere ceramiche nere su fondo bianco: un chiaro riferimento alla natura
dell’attività produttiva sia di FaSinPat, per cui si è intrapresa proprio
quella lotta, che delle ex Officine Farneto, che diventano quasi la versione
italiana di tutta la storia.
di una mostra personale: è l’espressione di una ricerca da sempre incentrata su
temi politico-sociali, ma si connota anche come veicolo di una nuova sensibilità,
in cui l’intreccio fra etica ed estetica si sublima in un linguaggio duttile e
raffinato, latore di messaggi più aderenti alle problematiche ideologiche del
nostro tempo.
“Ciò che
apprezzo di più nell’opera di Sandro Mele”, dice il curatore Raffaele Gavarro, “è la sua
capacità di passare da un linguaggio all’altro senza mai cadere
nell’autoreferenzialità, ma anzi accrescendo il nerbo sostanziale della sua
progettualità e del suo impegno morale”. L’autonomia lessicale dell’artista si configura,
quindi, come la capacità di utilizzare più strumenti contemporaneamente,
aprendo così alle possibilità di una “funzionalità etica” dell’arte.
Che si tratti del
video, come nella tripla proiezione dal titolo Dinamiche di un pensiero
autonomo,
realizzata con il materiale documentario che gli stessi operai della FaSinPat
hanno fornito all’artista, o della fotografia, come nella serie di grandi
stampe in cui la rappresentazione viene corroborata dall’applicazione sulla
superficie delle immagini di cera d’api fusa e lavorata, ciò che salta
all’occhio è la coerenza compositiva di tutto l’insieme, che segna le tappe di
un racconto coerente.
Stesso discorso per
le due istallazioni, a metà tra provocazione ironica e fedele trasposizione
della realtà: Lotta di classe, in cui da un megafono viene diffuso il sonoro degli
slogan delle manifestazioni di piazza, e Comizio da salotto, dove ancora da un megafono,
collocato sarcasticamente su un piedistallo, spuntano alcune piante verdi e
rigogliose.
Infine,
all’ingresso dello spazio espositivo, l’opera “di punta” dell’allestimento, una
trasposizione tautologica e concettuale dell’intera mostra, realizzata con
cinque grandi pannelli che ricompongono la parola ‘lucha’ attraverso un mosaico
di tessere ceramiche nere su fondo bianco: un chiaro riferimento alla natura
dell’attività produttiva sia di FaSinPat, per cui si è intrapresa proprio
quella lotta, che delle ex Officine Farneto, che diventano quasi la versione
italiana di tutta la storia.
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da Union
Mele
a Venezia
In
collettiva a Roma
francesca de
filippi
mostra visitata il
4 giugno 2010
dal
4 al 18 giugno 2010
Sandro Mele –
Lucha
a
cura di Raffaele Gavarro
Officine Farneto
Via dei Monti
della Farnesina, 77 (zona Foro Italico) – 00194 Roma
Orario: da lunedì
a venerdì ore 8.30-20
Ingresso
libero
Catalogo
Volume!
Info: tel. +39
066892431; info@fondazionevolume.com; www.fondazionevolume.com
[exibart]