Categorie: roma

fino al 18.VII.2009 | Rebecca Horn | Roma, Marie-Laure Fleisch

di - 25 Maggio 2009
Un rimarchevole paradosso del sistema dell’arte è che, all’amore diffuso e spesso viscerale degli artisti per il lavoro su carta, è tradizionalmente corrisposta e per molti versi ancora persiste una considerazione deteriore dello stesso da parte del mercato, il quale tende a offrire le opere su tale supporto come una sorta di retrobottega della tela.
Lasciate agli storici e psicologi dei costumi commerciali le indagini più approfondite circa simile discrasia fra artefici e mercanti, ci limitiamo qui a rimarcare da un lato la natura per così dire più immediata, genuina dei lavori su carta (basti pensare a quante volte lo schizzo e il bozzetto si mostrino più ispirati dell’opera compiuta), la loro leggerezza materiale idealmente consona a quella della pura immediatezza creativa, dall’altro a segnalare l’apertura romana di una galleria dichiaratamente votata alla carta e che, sin dalla sua prima esposizione, si candida a costituire un autorevole riferimento nella Capitale.
La personale in corso è infatti di uno dei grandi nomi dell’arte contemporanea, Rebecca Horn (Michelstadt, 1944; vive a New York e Berlino), la quale ha realizzato per l’occasione una serie di tecniche miste – acrilici e pastelli, in particolare – su carta, tra la piccola e media dimensione, accompagnate da una sorprendente coda di pavone fatta di matite colorate, Peacock Sunrise, immediatamente riconducibile alle note installazioni meccaniche dell’artista (vedi Les Amants, del 1991, con fogli musicali, o Der Zwilling des Raben, del 1997, con piume di corvo).
Si tratta di composizioni fortemente dinamiche, vibranti di tratti sparsi di colore sottile, caratterizzate da un’organizzazione segnica visivamente più affine alla pittura e calligrafia orientale che alla tradizione astratta d’Occidente, e che proprio perciò trova in Cy Twombly uno spirito senz’altro prossimo.
L’appassionata frequentazione della carta da parte di Rebecca Horn costituisce una sorta di giardino segreto che la mostra ha, tra l’altro, l’indubbio pregio di svelare in Italia (mentre a livello internazionale ha fatto da apripista una recente, ampia personale presso la galleria Sean Kelly di New York). In effetti, se il grande pubblico conosce l’artista tedesca soprattutto per i suoi video e le sue sculture-installazioni, da un lato va ricordato come le prime drawing performance risalgano agli inizi degli anni ‘70 (vedi Pencil Mask, 1972), dall’altro che Rebecca Horn è anche una poetessa da sempre attenta al rapporto della parola con l’immagine sulla carta, nonché all’ideale continuità dello scrivere col disegnare e dipingere.
Prova ne sia un’interessante intervista raccolta qualche anno fa da Joachim Sartorius, dove l’artista confidava di aver “sviluppato nel corso degli anni una sorta di ritmo: i disegni stimolano i testi, i testi evolvono nelle scene dei film”. Dal che si deduce anche come proprio il lavoro sulla carta sia il laboratorio primigenio di un’opera ammirevole, tanto per la sua multiforme ampiezza quanto per l’interna coerenza.

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luca arnaudo
mostra visitata il 29 aprile 2009


dal 27 aprile al 18 luglio 2009
Rebecca Horn – Peacock Sunrise 2009
Galleria Marie-Laure Fleisch
Vicolo Sforza Cesarini, 3/a (centro storico) – 00186 Roma
Orario: da lunedĂŹ a venerdĂŹ ore 14-20; sabato, domenica e mattine su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0668891936; info@galleriamlf.com; www.galleriamlf.com

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