Il 9 maggio scorso diversi rappresentanti dei centri di produzione artistica contemporanea (francesi) e di musei e fondazioni impegnati nella promozione del contemporaneo (italiani) presentavano PIANO, una piattaforma di incontro, collaborazione e dialogo fra Italia e Francia con un ricco programma di incontri, mostre, residenze e scambi d’artista.
Primo di tanti appuntamenti, il progetto curatoriale The Registry of Promise – che Chris Sharp porterà avanti al Parc Saint Léger Centre d’art contemporain (The promise of Multiple Temporalities), al Centre d’art contemporain d’Ivry – le Crédac (The promise of Moving Things) e al centro SBKM/De Vleeshal (The promise of Literature, Soothsaying and Speaking in Tongues) – vede in The promise of Melancholy and Ecology, presentato alla Fondazione Giuliani, il primo di quattro episodi.
Seppur distinti nella loro collocazione spaziale e temporale, i quattro registri ruotano attorno allo stesso tema centrale: la promessa. Quest’ultima racchiude in sé, fra i tanti, due significati: se da una parte offre uno sguardo al futuro, come a fissare un legame tra l’oggi e un domani incerto, dall’altra incamera in sé come la percezione che quel tempo a venire imprevedibile ed ineluttabile tradirà i giuramenti fatti nel presente.
Quali sono le diverse sfumature che questo termine può assumere? Sono queste negative o positive? A queste e altre domande provano a rispondere gli artisti che, negli spazi della Fondazione Giuliani, cominciano ad indagare la promessa della Melanconia e dell’Ecologia. Come appare chiaro dal titolo stesso della mostra, la prima promessa è quella che l’essere umano stringe con la Natura – promessa troppe volte tradita – che porta l’uomo ad immaginare catastrofici cataclismi nel proprio avvenire, ipotizzando una terribile ondata di calamità naturali e di distruzione.
Nelle sue macchie di resina – che altri non è che un rimando al petrolio – assemblate con sacchi di plastica e mozziconi di sigarette, l’artista olandese Marlie Mul disegna il futuro di un’ecologia che, in realtà, appartiene già ai giorni nostri. Con degli assemblage fra elemento naturale e artificiale che portano il nome di Gorgo, il belga Peter Boggenhout ricalca il confine tra natura organica e inorganica, sottolineando quanto queste, del tutto mischiate l’una con l’altra, siano ormai indissolubili. In uno sguardo rivolto verso il passato, nelle foto di Jochen Lempert passano in rassegna specie animali ormai estinte: dall’immagine di Martha, ultimo piccione viaggiatore, alla specie Alca impennis, uccello scomparso nel 1844, l’artista sceglie la via della Melanconia, come testimonianza di una promessa fatta in un passato troppo lontano. Qual è, allora, la possibile risposta agli errori commessi? Come può l’uomo sganciarsi da questo processo di continuo inciampo che lo porta a non essere lungimirante per poi spaventarsi per le possibili reazioni della natura (che non sono altro che la conseguenza del suo agire)? La risposta, agghiacciante, arriva dall’artista francese Jean-Marie Perdrix, che presenta sculture in bronzo e carbone di animali mutilati, lavorati con la tecnica della cera persa. Come davanti a una vetrina degli scavi di Pompei ed Ercolano, lo spettatore si trova davanti lo spettacolo di un passato rimasto bloccato nel tempo, di una storia scritta nel passato per poter intervenire sul futuro.
In una riflessione sul concetto ambivalente di promessa, come qualcosa che riguarda il futuro e che, allo stesso tempo, ne delinea l’inevitabilità il primo appuntamento del ciclo espositivo The registry of promise pone l’accento su tematiche quanto mai attuali ed apre la strada alle prossime occasioni di confronto su tante altre promesse contraddittorie della natura umana dalla fiducia mal riposta.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 10 maggio
Dall’8 maggio al 18 luglio 2014
The registry of promise: The promise of Melancholy and Ecology
Peter Boggenhout, Jochen Lempert, Marlie Mul, Jean-Marie Perdrix
Fondazione Giuliani
Via Gustavo Bianchi, 1 – 00153 Roma
Orari: martedì-sabato 15.00 – 19.30 e su appuntamento
Info: www.fondazionegiuliani.org, info@fondazionegiuliani.org