La Galleria Monitor di Roma apre settembre con una collettiva di pittura. Già dal titolo, “Un’idea di pittura I” – cui segue la seconda parte nell’appendice newyorkese della galleria – l’esposizione svela l’intento di interrogarsi sull’identità, o meglio su una delle identità, della pittura oggi.
Così, percorrendo con lo sguardo le opere esposte, ci si può rendere conto della varietà di forme a cui viene oggi piegato il mezzo della pittura, inevitabile risultato del processo di diaspora e ibridazione dei linguaggi pittorici cui si è assistito negli ultimi decenni.
Sette artisti, dunque – otto se includiamo Francesco Arena che però esporrà solo nella sede di New York – diversi per formazione, origine, generazione, grado di notorietà, introducono la nuova rotta calcolata da Monitor per il 2015, e intuibile già da alcuni episodi passati, come l’incontro De Pictura dell’aprile 2012.
Ne emerge uno scenario piuttosto poliedrico, in cui la pittura lotta sospesa tra il peso di un proprio passato antico e non obliabile in alcun modo, e il desiderio di rinnovarsi sinceramente, dopo l’autoanalisi aiutata da Gerhard Richter e l’uragano transavanguardista. E a questo va aggiunta la difficoltà di rapportarsi con un mondo in cui l’immagine è sempre più liquida, moltiplicabile, effimera, fagocitata e dimenticata nel tempo di un click.
Dunque, mutevole e inafferrabile come Mystique degli X-Men, la pittura diventa memoria del passato, come ad esempio nelle delicatissime memorie rotchkiane di Duane Zaloudek; si traveste da altro, come nelle sculture ceramiche di Peter Linde Busk, presente anche con una stampa su tela, o nei piccoli dipinti-rilievi di Ian Tweedy, dove in un caso la pittura sembra quasi sconfinare nella scultura; parla un linguaggio espressionista sgrammaticato e irriverente, riproponendo mitologie pop, nei lavori di Walter Smith; si confonde ambigua con altri materiali – filo, corda, feltro – nelle composizioni quasi astratte di Tom Thayer; ma anche, in alcuni casi, resta più fedele a forme e modi tradizionali, come nei paesaggi interiori e onirici di Benedikt Hipp, o nelle visioni eccessive e grottesche di Thomas Braida.
Sempre interessanti le ricognizioni sullo stato di salute della pittura: creduta morta, sofferente, trasformata, snaturata, mummificata, ma in realtà soltanto, semplicemente, un mezzo.
Mario Finazzi
mostra visitata l’8 settembre
Dal 9 settembre al 18 ottobre 2014
Un’idea di pittura I
Monitor
Via Sforza Cesarini, 43/44 – 00186 Roma
Orari: martedì – sabato 13.00-19.00
Info: www.monitoronline.org, monitor@monitoronline.org