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La mostra “Burn What Needs To Be Burned” di Ibrahim Ahmed, artista trentaquattrenne egiziano, è convincente perché sincera.
Racconta di un artista che ha vissuto un vero “crossing cultures” perché ha trascorso l’infanzia tra il Bahrein e l’Egitto e da adolescente si è trasferito negli Stati Uniti dove ha speso molti anni.
Questa contaminazione è stata assorbita nel profondo, gli ha permesso di realizzare non solo un amalgama formale perfettamente riuscito nelle sue opere, ma ha facilitato un percorso di analisi sulla propria identità maschile.
La mostra si snoda con fluidità nelle tre sale della galleria con un’organizzazione “a capitoli”: la rappresentazione dello status quo, l’interrogazione identitaria e la rigenerazione personale e sociale.
Nei collage di fattura povera della prima stanza, realizzati su cartoncini e appesi precariamente al muro, compare un ritratto quasi meccanico del busto maschile presentato come una retorica e rigida maschera.
Le fotografie delle altre due sale raccontano opacità e trasparenze sul proprio vissuto, evocano chiaramente il tentativo di uscire da stereotipi ereditati sull’identità maschile, assorbendo, anche formalmente, tutta la fragilità e l’incertezza di questo percorso.
Ibrahim Ahmed Burn What Needs To Be Burned, 2018 Installation view, room 2 z2o Sara Zanin Gallery, Roma Courtesy z2o Sara Zanin Gallery, Roma Ph Giorgio Benni
Le immagini fotografiche della sala principale in particolare s’inscrivono in architetture suprematiste, a ricordarci architetture di potere in cui, in una sequenza di frame fotografici, si snodano figure dense di tensione, affiancate, mescolate, sovrapposte, in una danza/lotta che sembra, a prima vista, rispondere alle aspettative sociali di virilità, ma in realtà suggerisce una via di fuga da giochi di ruolo, retaggio della sua cultura d’ origine e non solo.
Una serie di fotografie è una vera e propria narrazione di una performance che l’artista ha eseguito in studio e in cui è palpabile un “corpo a corpo” con sé stesso. Ciò che viene evocata è una muscolarità che diventa interrogazione tout court.
Un bel messaggio dove, intelligentemente, non ci sono risposte, ma il tentativo di decostruire per rimettersi al mondo, prima di tutto come persona, al di là del genere.
Marina Dacci
mostra visitata il 5 dicembre
Dal 1 dicembre 2018 al 19 gennaio 2019
Ibrahim Ahmed, Burn What Needs To Be Burned
Sara Zanin Gallery
Via della Vetrina 21, Roma
Info: www.z2ogalleria.it