Nel cuore del centro storico di Roma, con la Chiesa di San
Giovanni dei Fiorentini come sfondo, un raggio di luce esce dalla galleria,
colpisce il palazzo di fronte, schizza fino all’ultimo piano per poi rientrare
in galleria: è l’ultima installazione ambientale di
Carlo Bernardini (Viterbo,
1966; vive a Roma e Milano).
Compongono la mostra anche grandi sculture in tubolare d’acciaio
e fibra ottica e altre più piccole, che proiettano la luce della fibra ottica
su lastre d’acciaio, plexiglas e metacrilati, moltiplicandone l’effetto visivo
e rendendolo più complesso di quanto sia in realtà. È comunque la “luce” e la
modalità con cui interagisce con lo spazio il tema della ricerca che Bernardini
persegue da anni e che
lo impegna nella continua scoperta di nuovi materiali altamente
tecnologici.
L’uso dell’acciaio insieme alle fibre ottiche fa sì che le
sue opere si prestino a una doppia lettura, diurna e notturna; evidente
l’importanza della luce in quella notturna, ma anche la lettura diurna,
attraverso lo studio delle ombre, riporta alla centralità della luce stessa.
Fondamentale quindi l’uso della fibra ottica in questi
ultimi lavori di Bernardini, un tubo trasparente pieno di molecole portatrici
di luce, che hanno bisogno per illuminarsi di esser alimentate da una fonte,
come un normale proiettore per video. È importante, infatti, che la fibra sia
sempre montata in loop, in quanto qualsiasi interruzione bloccherebbe il
passaggio della luce.
Bernardini esegue i suoi primi lavori sullo studio
dell’ombra all’inizio degli anni ’90: spesso sono tavole da cui fuoriescono
tubi d’acciaio che, a seconda della collocazione, influenzano con la loro ombra
lo spazio circostante. L’artista passa poi all’uso di grandi tele dipinte con
il fosforo – ne espone alcune alla Quadriennale di Roma nel 1994 – che appaiano
bianche alla luce, salvo poi presentare dei baluginii verdognoli al buio.
Le prime fibre ottiche appaiono nel 1996, a conferma della
sua continua ricerca di nuovi materiali, come le superfici elettroluminescenti
utilizzate lo scorso settembre a New York, costose ma dall’effetto notevole
quando si illuminano, quasi a sembrare uno specchio di luce accecante.
A Bologna, in occasione di Arte Fiera, verrà presentata una
monografia completa dell’artista, che colma una lacuna, in quanto fino a oggi
mancava una documentazione completa dei suoi lavori. Bernardini è professore di
Installazioni Multimediali a Brera e ama ricordare quando, da studente, tenne la
sua prima mostra a Roma, in una piccola galleria nel quartiere San Lorenzo,
presentata in catalogo da
Renzo Vespignani. Una figura che l’artista considera il suo unico e
vero maestro.
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complimenti..molto interessante!