Tra
gli altri riferimenti, esplicito quello a Yves
Klein, con la serie dei tre Bodyworks
che Joan Jonas (New York, 1936) ha
realizzato nel 2009, passando l’inchiostro nero sul proprio corpo con cui ha
impregnato la carta di riso. Più azzardato, forse, l’accostamento a Félicien Rops, in una delle fotografie
della serie Untitled (Mirror), con la
donna con il cane al guinzaglio su una specie di carrello di legno con le
rotelle, vicina nella postura a Pornocrati
(o La Signora col maiale).
Ma,
in occasione della personale che la Galleria Alessandra Bonomo dedica
all’artista – anticipata dall’incontro al Maxxi con il pubblico e
dall’intervista di Laura Cherubini; un ritorno, questo romano, a distanza di
quasi quarant’anni dalla partecipazione al Festival
di Musica e Danza, organizzato nel ’72 dall’Attico – a occupare lo spazio
espositivo, fisicamente quanto concettualmente, è My new Theater VI, Good night, Good morning (2006). Un lavoro
concepito come una voluminosa struttura teatrale portatile, che evoca anche la
camera oscura. Lo spettatore è invitato a entrare nello spazio scenico,
avvicinandosi al modernissimo schermo su cui scorrono le immagini del video,
accompagnate dalle musiche di David Lang e Morton Feldman.
Strettamente
connesso all’opera, poi, il video della performance Mirage, realizzato nel 1976, per cui l’artista ha voluto utilizzare
un vecchio monitor bianco e nero con tubo catodico.
In
mostra anche Glass puzzle (1973),
proiettato su una parete: un video complesso, della durata di circa mezz’ora,
in cui l’autrice (insieme a Lois Lane), esplora la gestualità femminile,
riformulandone i codici stereotipati.
È
proprio in queste immagini in cui è filmata l’azione performativa, che è
racchiusa la vera essenza del lavoro di Jonas, tra le più importanti performer
americane degli ultimi cinquant’anni, in cui convergono performance, femminismo
e videoarte.
Attraverso
l’impiego del proprio corpo come soggetto, l’artista definisce la performance
fondamentalmente come un lavoro autobiografico, espandendo – dunque – la
tradizione dell’autoritratto usando elementi del teatro, del cinema e della
body art.
Agli
animali, infine, è dedicata una serie recente di piccoli disegni ad acquarello
e matita. Farfalle, un elefante, un serpente e tanti cani. Il cane Zina – in
particolare – è più che un riferimento iconografico per lei, quasi un alter
ego, compagno di lavoro e protagonista di molte sue opere.
“Con l’età, l’elemento comico è diventato un
importante ingrediente del mio lavoro”, afferma Jonas nel volume che le ha
dedicato Charta nel 2007. Ma, forse, la componente più evidente è la coerenza,
il rigore e la serietà con cui ha sempre portato avanti la sua ricerca.
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Personale
alla Civica di Trento
All’American
Academy nel 2003
manuela
de leonardis
mostra
visitata il 2 dicembre 2010
dal
27 novembre 2010 al 19 febbraio 2011
Joan Jonas
Galleria Alessandra Bonomo
Via del Gesù, 62 (zona Piazza Venezia) – 00186 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 14.30-19.30 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0669925858; fax +39 066797251; mail@bonomogallery.com; www.bonomogallery.com
[exibart]
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