La luce di un lampione per un attimo impalla la visione del mondo. E prende il posto dell’aria. Ovunque, in campo lungo, campo medio e primo piano, quella luce è il punctum. L’immagine parla di cosa è successo prima e di cosa succederà dopo: il quadro rappresenta una macchina che si sta schiantando violentemente contro il muro. È un’operazione molto importante quella di Vedovamazzei (Simeone Crispino e Stella Scala) che per la prima volta presenta un ciclo di acrilici e oli misti su tela. Ne scaturisce un lavoro corposo, visionario, inedito. Un nuovo stadio della pittura scavalca la fotografia e ruba istantanee semireali. Con l’apporto di un punto di vista confidenziale, in grado di celare milioni di illusioni, tra follia e vita vera. Molto deriva dall’attitudine del duo napoletano, impegnato da tempo nella ricerca del lato oscuro delle cose, illuminate da brevi lampi. Perché tutto ciò che accade non ha mai una sola versione dei fatti, le decisioni vanno prese, il futuro è ora. Vedovamazzei fissa un punto di non ritorno, reinventa un nuovo approccio che non ha leziosità e tantomeno intarsi. Il paesaggio notturno non contiene effetti speciali. Stabilisce universi percettivi dove i piani non rispettano la profondità di campo e tantomeno la prospettiva. Non sono cerebrali né ostici. Non c’è retorica o astrazione. Qui il livello di pittura è competitivo con la produzione internazionale e le influenze si ritrovano sfrontate dentro Guardi e Canaletto, ma anche in Hopper e Peter Doig. Il tutto condito da un intento anticaravaggesco dichiarato. Viene annullata la sacralità del gesto, viene evitata la stesura abbondante. Tutto è dosato, lieve, asciutto e aereo, ineffabile negli intenti e coerente nei titoli. Anche il ritratto ha la stessa freschezza
Un sogno viene raccontato da Stella a Simeone e viceversa. A voce alta visualizzano ogni fotogramma. In galleria viene presentato anche il film che ha fatto faville durante l’Armory Show nello stand del MAM, sul Pier newyorkese. Girato con un telefono cellulare Nokia, racconta la storia di un film che non c’è. In realtà è un’escursione digitale sul delicato tessuto dell’immagine. È un’istantanea che soltanto la pasta di un film che sembra pittura riesce a ottenere. I quadri e le foto sui giornali vengono ripresi con lo zoom del telefono portatile. La morfologia dei luoghi è totalmente lisergica e il montaggio è un incantamento progressivo. Reinventato dal nulla non teme né la verità né l’artificio ed è sempre complice e doppio. Ellittico e semplificato.
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no pittura no money
i conti da pagare...
sicuri?
non è invece la loro cosa meno furba?
quando in italia dilaga la vecchia e datata operazione della cattiva pittura e del non sense ecco che l'operazione di sberleffo firmata vedova mazzei si fa piu' forte .
l'odore dei soldi che in italia e' garantita dalla pittura cool o meglio dire modaiola o meglio ancora da mtv production ha inquinato doverosamente tutti i figli dei soldi.
quella di vedova mazzei non e' pittura ma una carta d'identita sgualcita del decadente sistema dell'arte.
bravi
bravi!!! BRAVI!!!