Racchiudere la Città Eterna in una sola opera è stato il sogno di molti artisti. E qualcuno ha saputo realizzarlo. Fissare l’intero (e certo unico) panorama offerto dalla Capitale, su carta. O su tela, volendo. Come a voler confinare il maestoso scenario in un singolo sguardo. Per una visione magnifica.
Nasce da qui la mostra di Palazzo Braschi,
Roma, la magnifica visione. Vedute panoramiche del XVIII e XIX secolo dalle collezioni del Museo di Roma, che porta davanti agli occhi dei visitatori una città molto diversa da quella che si è soliti guardare. È la Roma come si presentava, un tempo, agli occhi dei viaggiatori e degli artisti, ovvero un’immensa e sorprendente sequenza di monumenti antichi e moderni, percorsa dalle anse del Tevere e circondata dalla campagna.
In fotografia si parlerebbe di grandangolo. Ma una volta non c’era bisogno della macchina fotografica per realizzare una
Nature à coup d’oeil: un panorama, appunto. Solo che il termine, prima del 1792, ancora non esisteva. Perché, di fatto, a non esistere era proprio questa tecnica, basata sulla veduta circolare. Ossia una ricostruzione pittorica continua, che il tempo ha riservato a paesaggi naturali o urbani (quando non utilizzata per avvenimenti religiosi), i cui limiti fisici coincidevano con quelli dell’orizzonte visivo dello spettatore. In una sequenza di tele, o fogli, o cartoni. Come una sorta d’immenso quadro circolare di dimensioni monumentali, “
realizzata con finalità spettacolari e illusionistiche per essere temporaneamente esposta all’interno di spazi architettonici appositamente predisposti”, rivela Fabio Betti, curatore della mostra.
Sono 35 le opere di questo tipo esposte a Palazzo Braschi, selezionate dalla più vasta collezione del Museo di Roma, che propongono vari stili e tecniche – acqueforti, acquerelli e tempere, oltre ad alcuni dipinti – ma un unico soggetto: Roma. Osservata e studiata da diversi punti di vista. Dai luoghi meglio adatti a rendere una “magnifica visione”, come la cima del Gianicolo, di Monte Mario o dell’Aventino. O, ancora, da Villa Ludovisi, dove si posizionò
Carl Ferdinand Sprosse per immortalare la Capitale nell’acquaforte
Panorama di Roma dal casino di Villa Ludovisi, che ancor oggi si presenta come il più grande panorama circolare a stampa dedicato alla città.
Va da sé che la mostra invita a una specie di gioco: cercare, nei panorami, la zona in cui ora abita Tizio o il posto in cui si è stati in compagnia di Caio. Ma è un modo, anche, per vedere come la città è cambiata nel tempo, nei due secoli solcati dalla mostra.
A catturare di più lo sguardo, tra le opere, sono i dipinti, come la
Veduta di Roma da Villa Maltav di
John Newbolt e il più famoso
Panorama da Monte Mario di
Ippolito Caffi, oltre agli acquerelli di
Corrodi e alle litografie colorate di
Harding.
Che siano state create per stupire o, piuttosto, per illudere, non è del tutto chiaro. Sta di fatto, però, che le vedute di Roma, riprodotte a mano libera, fanno un certo effetto. Fossero pure dettate da manie di grandezza.