Se un frammento archeologico può suggerire il desiderio di ricostruire il perduto insieme di cui il tempo ci ha privato, al contrario una scultura di Igor Mitoraj sembra riuscire ad appagare nella sua frammentarietà: si svela compiuta nel suo non esserlo. Come fosse un particolare estrapolato da un contesto che non necessariamente si ha voglia di immaginare interamente.
Come è già stato scritto, Mitoraj con le sue rivisitate citazioni al mondo greco-romano mette fine al conflitto fra antico e moderno, fondendosi in una sintesi enigmatica in cui ognuno può trovare la sua risposta. Il contrasto tra finito e non finito è ben lontano da quello di michelangiolesca memoria, dove la materia cercava di affiorare (Calvesi): qui le sculture incompiute rispecchiano i conflitti interni dell’odierna condizione umana da cui prepotente scaturisce una bellezza avvolta da un’aurea di malinconia che, se pur presente non prevale, non la oscura.
E’ un’idea del Bello diversa da quella del mondo classico pur certamente evocato: è lontana da Canova ma alcuni tratti così mirabilmente levigati possono ricordarlo, ha una componente onirica in cui si può intravedere un certo surrealismo, dà uno sguardo ai manichini di de Chirico ma li avvolge in un horror vacui.
E quale migliore sito poteva essere eletto come dimora di questa mostra se non la sede archeologica dei Mercati di Traiano? Una quinta scenografica perfetta per questo gioco di echi dell’antico: ogni scorcio è uno spunto fotografico, a cominciare dagli Ikari posti in alto, alle teste colossali nell’emiciclo del Foro che sembrano piombate dal cielo e così –in modo del tutto casuale- paiono aver trovato il loro spazio, tutti
E’ stato ricreato all’interno delle tabernae lo studio di Pietrasanta, luogo caro allo scultore fin dal lontano 1979, anno in cui lo visitò per la prima volta per poi eleggerlo nel 1987 come sede di uno dei suoi ateliers. Ma i bianchi marmi delle note limitrofe cave carraresi non sono stati l’incipit della sua carriera artistica, Igor Mitoraj nasce come pittore e come tale rimane fino agli anni Settanta. Nato nel 1944 nell’Oederan tedesca è dal 2001 cittadino onorario di Pietrasanta. Le sue opere -oltre che essere raccolte in numerosi e famosi musei- sono sparse “all’aperto” in varie città tra cui Roma, in piazza Mignanelli e piazza Monte Grappa. Ora ne possiamo ammirare circa 60 realizzate negli ultimi 20 anni di cui alcune, come le varie versioni de La città perduta appositamente create per l’occasione.
valentina correr
mostra visitata il 3 luglio 2004
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