“Far arrivare l’urlo alla società di massa” con queste parole Achille Bonito Oliva – curatore della mostra insieme a Øivind Storm Bjerke – esprime l’urgenza sottesa all’arte di Edvard Munch: urlare per riaffermare la centralità dell’uomo nella società contemporanea, ormai orientata allo sviluppo economico industrializzato e incalzante. L’urlo, presente in mostra in una litografia del 1895 –il dipinto è stato rubato-, è il grido che Munch emette, espressione sorda e lacerante di un dissenso, di una ribellione non udita, destinata a risuonare nel vuoto senza essere ascoltata, senza destare reazioni.
L’uomo e il suo male di vivere sono oggetto di indagine e denuncia nella sua variegata produzione artistica: fotografia, arte grafica, pittura sono mezzi attraverso cui scandagliare e manifestare i turbamenti dell’anima. L’uso del colore, intenso, vivace, stridente, la pennellata veloce, nervosa, ma anche il bianco e nero delle fotografie e la carica espressiva delle grafiche, della xilografia di cui è abile esecutore nonché sperimentatore e innovatore, traducono un’interiorità spesso sofferta, dilaniata, urlante. Raccontano la solitudine ed il dolore, un’imprescindibile e onnipresente presenza della morte nella vita.
L’esperienza biografica svela la radice del suo tormento: a soli cinque anni Munch assiste alla morte della madre, e pochi anni più tardi anche della sorella Sophie; lutti che segnano profondamente la sua vita. L’incisione La madre morta e la bambina(1901) e la litografia intitolata Bambina malata (1896) raccontano quegli anni attraverso i volti sconvolti delle bambine, protagoniste di entrambe le opere. Nella litografia il profilo della malata nasce dall’iterarsi di linee nervose che disegnano uno sguardo di rassegnata consapevolezza.
La formazione artistica di Munch si svolge a Oslo nei primi anni ’80 quasi da autodidatta, insieme ad alcuni giovani pittori con cui condivide l’atelier e la supervisione del pittore naturalista Christian Krohg.
Nel 1885 si reca a Parigi, dove rimane affascinato dai ritratti di Manet e dalla pittura impressionista; fondamentale anche il ricordo dell’uso della linea nelle opere di Van Gogh, Gauguin e Toulouse Lautrec. La prima mostra a Oslo nel 1883 non riscuote un grande successo di pubblico, ma il sincero plauso dei giovani colleghi.
Munch conduce una vita piuttosto solitaria, che gli consente però di crescere, di trasformarsi, di conoscere e riflettere sui temi che pervadono la sua esperienza artistica: l’amore, la sessualità, la morte e il complesso rapporto con le donne. Le incisioni come i dipinti insistono su questi argomenti e raccontano l’amore come un sentimento dominato dall’ombra della morte. La ragazza e la morte, una puntasecca del 1894, così come il Bacio della morte (1899) rivelano una sensuale complicità tra la donna e la morte, strette in un abbraccio mortale.
Il rapporto uomo/donna vede l’uomo spesso inerme, soggiogato. In Uomo e donna (1898) i volti sono cancellati e la figura maschile è completamente avvolta nell’ombra. La Madonna è una sensuale apparizione misteriosa e seducente, il Bacio IV (1902, xilografia), un’unione indissolubile, ma priva di ogni inclinazione romantica.
La mostra racconta il percorso di Edvard Munch, dalle prime esperienze naturaliste, attraverso la fertile fase simbolista, fino a giungere alle opere espressioniste, in cui i colori diventano più acidi e stridenti (Autoritratto con feto), la pennellata tende a smaterializzare e a decomporre le figure (Amore e Psiche, 1907). La durezza dei tratti, la violenza cromatica, la drammaticità dei soggetti costituiscono senz’altro un precedente decisivo per la nascita dell’espressionismo tedesco, già ampiamente documentato dalle precedenti mostre del Vittoriano.
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volevo solo segnalarvi che il costo del biglietto ridotto non è 6,50 come da voi riportato ma 7,00!
saluti
luc
protesto fermamente per il fatto che non e' possibile prenotare i biglietti per l'ingresso alla mostra.
In ogni parte d'Italia,(Treviso, Brescia, Firenze, torino,Napoli ecc.) ho sempre prenotato la visita in anticipo per non perdere inutilmente del tempo a fare la fila.
A Roma ciò NON E' POSSIBILE.
Qualcuno mi vuole spiegare perche'?
Franco Torelli