Se il paesaggio è il leit motiv delle fotografie messe a confronto, ogni fotografia è un microracconto del viaggio del singolo fotografo. Così il paesaggio è usato per dire altro. Allo stesso modo anche il titolo della mostra è stato scelto per dire altro, e ribalta il comune significato del termine site specific, per caricarlo di un senso diverso; quindi non opere commissionate per uno spazio preciso, bensì uno spazio specifico preso dalla realtà e innalzato ad opera. I quattro fotografi, che geograficamente e culturalmente sono lontani tra di loro, danno espressione al significato altro da loro attribuito al paesaggio. Elger Esser (1967, Stoccarda – vive a Düsseldorf), affascinato dalle monumentali aride sedimentazioni rocciose di Cap d’Antifer-Étretat, dà la sua versione di un luogo che ha sedotto artisti di epoche e linguaggi diversi, da Coubert a Monet a Duchamp. Ed il suo viaggio, nonché paesaggio, è quello letterario realizzato sulle orme di Flaubert-Maupassant, quando cioè Flaubert chiede all’amico Maupassant di recarsi in quei luoghi e di descriverglieli. Impegno che Maupassant porta avanti con una certa cura, accompagnando i suoi scritti con veloci disegni, datati 3 novembre 1877. Schizzi che per Esser divengono “mappa”, utile per ritrovare inquadrature, punti di vista, dettagli, scorci. Virati all’ocra, quelli delle fotografie di Esser sono dei colori fortemente evocativi del sentimento nostalgico che vecchie foto riescono a risvegliare.
La ricerca di come la cultura si rifletta nell’intimo quotidiano domestico, spinge Simryn Gill (1959, Singapore – vive tra Sydney e la Malesia) ad attraversare la Malesia per oltre due mesi, al termine dei quali realizza la serie “Standing Still”, scatti che sono un omaggio alla potenza della natura, ma anche una denuncia dell’agire indiscriminato dell’uomo. Infatti le foto di medio formato, dominate dal grigio -e dal grigiore- del cemento, esprimono la capacità della natura di riprendere in poco tempo quello che l’uomo cerca di sottrarle e di ritrovare un suo nuovo equilibrio. Edifici oramai monumenti nel deserto, comunicano (e denunciano) il consumismo che giustifica continui danni all’ambiente circostante.
Più intimo e molto più personale è invece il viaggio di Nan Goldin (1953, Washington – vive tra New York e Parigi), che l’ha condotta anche in Italia nel 1997. Già dalla prima personale del 1972, le sue fotografie sono un suo privato “diario per immagini”, che naturalmente coinvolge anche la sua “famiglia allargata, composta una corte da amici, artisti, amanti, malati, drag queens e tossici che raccontano il caleidoscopico mondo dell’artista americana, spesso percorso da profonda fragilità e solitudine. Sentimenti che nelle immagini esposte sono momentaneamente messi in secondo piano grazie al turchese riverbero dell’acqua di Gigi in the blue grotte, ma che ugualmente traspaiono dal senso di sospensione della scura sagoma che si libra nell’acqua azzurra. Carlo Gavazzeni (1965, Milano), dà un guizzo di novità a quello che potrebbe apparire uno scontato omaggio alla Città Eterna. Una lode che sembra quasi imporre una posa compita, o meglio “classica”. Ma è una Roma che ha anche la sua tristezza, la stanchezza della sua storia e del suo presente. Una città sempre imbellettata ma che spesso, dietro un trucco impeccabile, nasconde amarezza e rimpianti.
daniela trincia
mostra visitata il 14 giugno 2006
Site Specific: il paesaggio nella fotografia contemporanea
Roma, Galleria Valentina Moncada – via margutta 54 (centro storico – spagna)
t. 06 3207956, f. 06 3208209, infogalleria@valentinamoncada.com, www.valentinamoncada.com ,
orario: dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 20.00
(gli orari possono variare, verificare sempre via telefono)
ingresso libero
periodo: 14 giugno – 19 luglio 2006
[exibart]
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