La mostra inaugurata il 31 ottobre sembra del tutto simile a una del ’91.
Stesso luogo: l’Attico, stesso artista: Pizzi Cannella e sempre abiti da donna 7 neri/2 bianchi.
E allora che senso ha? Qualcosa è cambiato?
Rispetto al passato, oggi, l’Attico diventa spazio aperto, si trasforma in “Galleria del vento”.
L’opera di Pizzi Cannella si sostanzia nella pittura di 9 abiti femminili pressati su alte tende che fluttuano al vento. Non ci sono né quadri né performance o pièce teatrali.
E come dentro un atélier da sarto l’artista cuce vestiti da donna ma senza modelle o manichini bensì sulle tende e dando loro il nome dei venti.
Se si pensa ai burqa di Chiara Dynis sospesi nel vuoto o all’episodio recente della “donna violata” di Gaetano Pesce, siamo ben lontani da quello che avviene qui perché all’Attico le idee e le mostre nascono sempre dalla sinergia che si instaura tra gallerista e artista.
Non a caso il sodalizio tra Fabio Sargentini e Piero Pizzi Cannella è di lunga data, risale al 1983, con la prima personale.
L’altra del ’88 “Interni e Vedute” è fondamentale perché già compare il motivo della soglia; poi nel 95 si portano i “Gioielli” per arrivare con la mostra attuale a un momento significativo che costituisce un trait d’union di temi, materiali e luoghi. Si uniscono infatti abiti, l’opera con i fiori al luogo, la soglia-finestra.
Perché, si sa, l’arte di Piero è ‘rotonda’.”Io traccio un movimento circolare torno sugli stessi luoghi, ogni tanto il giro si allarga”.
È quando il cerchio si apre che vi inserisce un dato nuovo e spesso si tratta di una presenza grafica, come qui incide su tenda il nome “Grecale”. O toglie qualcosa alla figura eliminando il materiale pittorico. In questa pratica della de- figurazione infatti le opere sono senza braccia, gambe,testa.
Ma adesso appare qualcos’altro, suggerito dallo stesso Sargentini. Si insinua il vento, il movimento reale dell’aria (che il gallerista “riscopre”durante una traversata per nave dalla Sicilia).
Così l’artista ingabbia, senza costrizione, l’evanescente.
E se per Bonito Oliva la pittura di Pizzi Cannella “abbandona l’edonismo mondano della bella forma carnosa” qui si lascia anche quella della donna per forza bella e provocante. Non ci sono tracce di seduzione se non involontaria.
E non solo il quadro lascia la parete ma pure il quadro viene abbandonato. Si sceglie la soglia o la finestra e la tenda di 3 metri x 2,70.
Si sceglie la luce dalla finestra aperta, il rumore della città e dalla porta spalancata.
Si passa perciò a una maggiore economia di colore e il rosso sparisce.
Già il lavoro di Pizzi Cannella tendeva alla monocromia o al massimo alla bicromia, qui giunge a una pura variazione dei bianchi e dei neri.
Il bianco diventa di un grigio spettrale nell’opera “Maestrale”, il nero sfuma in marrone ma prende le forme dei fiori, e l’abito”Bonaccia” indossa le rose.
Il cambiamento riguarda anche la tecnica, il colore s’ispessisce, il supporto diviene più ruvido, più ostinatamente il corpo, la materia si sottrae. In un’assediante sequenza di immagini il cui unico soggetto è la donna, la donna non c’è. (Boatto).
In breve, rispetto al 91 tutto è cambiato.
La pittura diviene senza quadro, e soprattutto “senza fissa dimora” e Pizzi Cannella gioca proprio sul
confine tra ciò che è dentro e fuori.
Anna de Fazio Siciliano
mostra visitata il 10 novembre
Dal 31 ottobre al 19 dicembre 2014
Galleria del vento: Pizzi Cannella
L’Attico
Via del Paradiso 41, Roma
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 20
Info: info@fabiosargentini.it – www.fabiosargentini.it