Una felice concomitanza di eventi porta alle Scuderie del Quirinale le sculture di Santiago Calatrava (Beninamet, 1951), mentre i poderosi conci laterali e quello centrale del suo controverso ponte sul Canal Grande, il quarto, vengono posati a Venezia con una spettacolare operazione di trasporto su chiatte, a sfiorare l’antico Rialto.
Sul Quirinale il percorso è tutto all’interno di espressioni artistiche diverse: sculture e disegni, plastici e pitture. Il prolifico architetto, in grado di modificare con temerari volumi lo spazio urbano, condivide con i visitatori delle Scuderie il proprio procedimento creativo. Santiago Calatrava è affascinato dal movimento umano, dalle torsioni dei corpi, dalla loro capacità di sfidare la gravità. E la scultura diventa il fisiologico paradigma interpretativo della sua architettura. All’ingresso delle sale il mantra dell’architetto valenciano: “la scultura è a servizio della mia architettura e dell’ingegneria, ed è alla base della mia ricerca formale”.
Al centro dell’antisala un grande vaso scuro, una sorta di totem africano: è Senza Titolo (2007), realizzato in ceramica ingobbiata. Spessi strati neri di colore si sovrappongono, corna di toro sembrano lanciare lapilli verso la notte scura. I gesti umani sono scomposti, i corpi sono ripresi nel momento dello sforzo, con tutto il loro gioco di carichi e appoggi, le sagome sono in sequenza. Disegni pieni di color spiegano le sculture, rigorosamente replicate in pochi selezionati materiali: ebano e legno makasar, marmo di Carrara, acciaio cromato, ottone e bronzo.
In Tori Piccoli cubi in ebano sono sospesi, mentre tiranti in acciaio esprimono forze contrapposte, silenziose. Solidi pesanti, soprattutto cubi, coni d’acciaio, lucidi tiranti: con queste forme, e una buona dose di riconoscenza alla tradizione organica dell’arte, viene ricostruito il complesso armonico che permette al mondo animale di esprimersi nel gesto, nello sforzo. Dal Torso Rotante del 1991 all’Orso che corre del 2005.
Di fronte a noi forme semplici, elementi essenziali, non delle maquette, ma il processo elaborativo di ciò che diventerà costruzione, struttura architettonica, e che trova le sue regole fondanti nella natura, nelle leggi immutabili che governano la vita stessa gli organismi.
L’altro elemento distintivo delle realizzazioni di Calatrava è il movimento reale, la componente dinamica della struttura. Alle Scuderie sono le sculture a riprodurre il movimento, con il suo suono meccanico, forme capaci di catturare lo sguardo e soddisfarne il desiderio di coerenze formali, l’equilibrio di pesi fra direzioni divergenti e carichi. Il Muro d’onda nello spazio centrale fluttua come un sipario d’ottone secondo un meccanismo che viene riproposto anche all’esterno, nella quiete del terrazzo che fronteggia il Quirinale. Sessantaquattro sottili fili d’ottone invece servono a riprodurre un movimento fluido, costante, circolare (Fontana). Dal laboratorio il meccanismo complesso che governa il movimento si materializza nelle strutture: un’applicazione imponente è il Puente de la mujer di Buenos Aires.
Al termine del percorso, sul fondo bianco della parete, domina imponente un granito nero a rappresentare un’altra ossessione anatomica di Calatrava: l’occhio. Cavità, bulbo, palpebra, la triade in movimento ispiratrice del Planetarium, imponente edificio che osserva i visitatori della Ciudad de las Artes y las Ciencias di Valencia.
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mostra visitata il 22 luglio 2007
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Che occasione perduta questa mostra. Un grande lancio sui media e poi vai e c'è così poco. Una delle cose più deludenti viste negli ultimi mesi.