Ha lo sguardo austero, forse un po’ malinconico Marianna d’Austria: la bocca socchiusa che non accenna un sorriso, il viso ombroso, sotto un’acconciatura imponente. Accanto ha un orologio: è il simbolo per indicare l’esattezza e la puntualità con cui la regina assolve i suoi doveri e premia chi le è fedele. Intanto sembra scandire un tempo troppo lento. Così l’ha dipinta –intorno al 1653- Diego Vélazquez, che della famiglia regnante spagnola fu il ritrattista ufficiale (e sicuramente quello meno generoso), creando nel corso degli anni –uno per tutti l’arcinoto Las Meninas– una galleria impareggiabile. Del buffone di corte Don Diego de Acedo, El Primo, Vélazquez ci ha lasciato un’immagine altrettanto poco indulgente, nonostante il librone che allude al suo incarico –di indubbio prestigio e rilevanza- di custode del sigillo con la firma del re. E lo stesso Filippo IV, ormai anziano (il pittore lo dipinge nel 1656) ha gli occhi che sembrano perdersi nel vuoto, tradendo un’inesorabile stanchezza.
Scene di vita –e protagonisti- della corte, sul finire del Siglo de Oro.
Agli ultimi cinquant’anni del Seicento è dedicata la mostra Le Corti del Barocco, che arriva a Roma da Madrid, (e che nell’allestimento delle Scuderie del Quirinale presenta qualche significativa variante, soprattutto per quanto riguarda le opere di Bernini): le corti in questione sono quella madrilena e quella di Vienna -entrambe Asburgo- la Versailles del Re Sole e Roma sotto i pontificati di Innocenzo X e Alessandro VII; l’idea è mettere in luce il sostrato comune –un vero e proprio linguaggio, secondo il curatore Fernando Checa- che finisce per unire committenze (ed esigenze) diverse: dall’immenso, vacillante impero spagnolo, alla monarchia assoluta francese, al caso particolare della Città Eterna, quasi un prototipo di corte, anche se caratterizzato da una situazione politica decisamente unica. Vélazquez, Bernini e Luca Giordano –gli artisti citati nel titolo- sono i tre protagonisti, da cui prende avvio il racconto: il risultato è un percorso espositivo abbastanza ben congegnato che valorizza pittura e scultura e che dà spazio alle arti decorative, termometro precisissimo per saggiare il gusto di un’epoca. Così ci s’imbatte nei bellissimi gli arazzi con le storie tratte dalle Favole di Ovidio, tessuti con lana colorata e filo d’oro, o in quello grandioso che commemora l’incontro tra Luigi XIV e Filippo IV; interessante anche la selezione di medaglie e la scelta di gioielli e argenti.
Accanto a Bernini, la pittura del Baciccio, del grande mattatore della scena romana, Carlo Maratti, le invenzioni prospettiche di Andrea Pozzo, inganni perfetti costruiti con rigore geometrico, cui fanno da contraltare le mirabolanti evoluzioni aree immaginate da Luca Giordano.
articoli correlati
Cristina di Svezia. Le collezioni reali
I volti del potere: ritrattistica ai tempi della Firenze granducale
Rosso e Oro: Barocco portoghese
Lanfranco, la vertigine del Barocco
mariacristina bastante
mostra vista il 13 febbraio 2004
Negli spazi rifunzionalizzati dell’Ex Convento dei Passionisti, nel Bosco della Reggia di Caserta, aprirà un hub culturale dedicato alla creatività…
Dal 20 gennaio 2025 sarà disponibile online il bando per “Digital Artist in Residence”, proposto dal Centro Digitale – ARCHiVe…
La distanza tra tempo e memoria, suono e materia, osservazione e ascolto: ne parliamo con l’artista Iginio De Luca, a…
L’appuntamento mensile dedicato alle mostre e ai progetti espositivi più interessanti di prossima apertura, in tutta Italia: ecco la nostra…
Al Teatro dell’Opera di Roma, va in scena il brillante e scatenato balletto di Roland Petit: un omaggio ben riuscito…
Claire Tabouret ha vinto il prestigioso e discusso bando per realizzare delle vetrate d’arte contemporanea per la cattedrale di Notre…
Visualizza commenti
sfavillante?
sicuro è stata vista la mostra?