Non tutte le bambine desiderano essere principesse equipaggiate con un principe azzurro sul cavallo bianco e con l’aspettativa del soporifero quanto infinito matrimonio. Per una di loro in particolare,
Myriam Laplante (Chittagong, 1954; vive a Roma), i sogni si trasformavano spesso in truci racconti, quando la notte si metteva a strofinare la carta da parati sul muro vicino al letto e da lì si apriva una piccola botola, che portava diretta nel mondo di
Fata Morgana, il personaggio della mitologia celtica, spesso antagonista del buon Artù e nemica della verginea Ginevra.
Il video mostra ironicamente la fulva donzella-artista che butta all’aria bambolotti e rospi di peluche che piovono dalle mura del castello vicino, seguendo il ritmo di un balletto dal finale non svelabile.
Felice Farina e
Nina Lab hanno realizzato il video, che è proiettato in una delle due stanze dell’
Hotel Castello appositamente ideato da Myriam Laplante all’interno di Cerere Temporary Gallery, lo spazio della Fondazione in via di trasformazione.
Abituata a esprimersi attraverso il mezzo performativo, insieme al collettivo
Black Market Internazional e in autonomia, come nel recente
Lupus in fabula alla Gnam di Roma, l’artista d’adozione italiana ha smesso i panni terreni per indossare il classico lenzuolo bianco da fantasma e per inscenare così una lunga performance nell’altra fatidica stanza numero 17.
Un ectoplasma materializzatosi sotto un abat-jour con un corollario di arbre magic alla vaniglia sotto la veste, ha così liberato se stesso dagli spiriti maligni che infestavano anche i sogni della bimba e l’alberghetto dall’arredamento vintage. Dettagli appositamente scelti nei mercatini e rivisitati da Laplante, tutti gialli e rosa, appartenenti a proprietari infanti e di poco adolescenti, come dimostrano i “Topolino”, lo zainetto e gli orsacchiotti-lampada.
Le dissolvenze della memoria, i fantasmi pesanti come i sassi lanciati da Laplante sotto la veste, con un gesto liberatorio, ricompaiono nello spazio Apart. In galleria si snoda un percorso nella tematicamente variegata produzione di un decennio di Laplante, dai
Passage I e
II del 1997 alla grande stampa digitale di
Trist sort del 2008, insieme alla possibilità di consultare la documentazione bibliografica sull’artista.
Il bianco e nero ferma nei contorni un uomo e una donna, sempre lei, piacevolmente irriducibile artista-protagonista di ogni sua opera, dallo sguardo spaventato nei Passage all’interno di un ambiente molto vittoriano. Suscitano un sorriso i vari
Cane beige e
Caccia, parodia delle scene settecentesche della pittura di genere, mentre il video di
Fantasma triste fa i conti con l’incompatibilità fra l’evanescente realtà e la marcata presenza del(la) fantasma che non può manifestare il suo essere.
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"Tutto a posto, i fantasmi non esistono li creiamo noi, siamo noi i fantasmi!"