Può essere il destino di molte opere, quello di rimanere chiuse in depositi e caveau. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma tenta di contraddire questo luogo comune. Già nel 2001, con Contemporaneo/Temporaneo (mostra della parte contemporanea della collezione nella Stazione Termini), aveva manifestato l’intenzione di non “lasciarle marcire” nei propri magazzini. In stretta collaborazione con la DARC e con altre istituzioni, la Gnam rilancia con questa mostra di Genazzano. Mostra che ha il merito di esaudire diverse esigenze: dal rendere note le acquisizioni svolte negli ultimi decenni, ad allargare la conoscenza della raccolta oltre la Galleria stessa, fino al ri-presentare un monumento –il castello- che si conferma ancora una volta buon “contenitore”. Sin dalla mostra inaugurale (Cross Roads – Incroci del 2001), il Castello di Genazzano, grazie ai suoi 2.000mq espositivi, ha infatti dimostrato di essere adatto ad ospitare soprattutto l’arte contemporanea. E per questo, alla fine dei lavori di restauro, è stato trasformato nel Centro Internazionale di Arte Contemporanea, seppur con qualche problema di ruolo, di programmazione e di finanziamenti.
20×20, dunque, ovvero 20 artisti scelti tra quelli acquisiti negli ultimi 20 anni. Da quando, cioè, l’istituzione ha ripreso la campagna acquisti. Per questa mostra, quindi, la scelta è caduta su artisti tra i più rappresentativi del panorama e, seppur soprattutto italiana, la selezione non è affatto campanilistica, perché -come sottolinea Maria Vittoria Marini Clarelli Soprintendente alla Gnam- “sono artisti che hanno importanti estensioni sulla scena internazionale”.
Ogni opera sembra aver trovato la sua naturale collocazione nel maniero dei Colonna. Sfoglia d’oro su spine d’acacia (2001-02), splendido lavoro di Giuseppe Penone, sembra addirittura realizzata in loco.
Altrettanto a loro agio si trovano le opere di Grazia Toderi -il cui video Centro (1997) è proiettato in una piccola sala con balaustra dove lo spettatore, entrando, ha la sensazione di immergersi letteralmente nel video-, e di Joseph Kosuth. The Gift (1990) è visibile attraverso la cancellata della cappella palatina, elemento che sembra rafforzare la difficoltà di accesso nello spazio mentale della produzione artistica.
Raggruppate in un’unica sala, a rimarcare l’appartenenza allo stesso movimento, sono le opere degli artisti della Transavanguardia, ai quali il Castello di Genazzano sembra aver portato fortuna: nel 1979 esposero proprio in queste sale alla vigilia della loro consacrazione da parte di Achille Bonito Oliva. Ne La costellazione del leone di Carlo Maria Mariani (1980-1981), opera di notevoli dimensioni che troneggia solitaria nella sala, proprio dietro la testa “imperiale” di A.B.O., è raffigurato proprio il castello Colonna. Nunzio -con uno dei noti “legno combusto”- e Marco Tirelli -con una composizione di 36 pannelli ricoperti di pure forme geometriche- rappresentano invece la Nuova Scuola Romana di San Lorenzo. Gli inconfondibili pixel televisivi di Cristiano Pintaldi sono vicini ai “non luoghi” di Luisa Lambri. L’intervento su fotografie accomuna invece i lavori di Monica Carocci e Stefano Arienti. Attraverso uno dei suoi caratteristici estratti linguistici associato ad un oggetto immediatamente riconoscibile, H. H. Lim con l’installazione Per l’amor del cielo (1999), offre lo spunto per una riflessione sui diversi significati dell’opera stessa.
Il disaccordo tra natura-artificio è denunciato da Piero Gilardi con l’installazione Sassi pulsanti (1999), che a sua volta si confronta con la semplicità formale dell’opera su legno di Gino De Dominicis. Vanessa Beecroft è invece presente nella doppia veste di fotografa e di “pittrice”. E come chiusura del percorso? Lo “specchio” in granito nero di Anish Kapoor.
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daniela trincia
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L'opera di Lim è superba, elegante, commovente .complimenti agli organizzatori !!
Lim sei sempre il migliore !!!