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Con “Bedrooms”, personale di Gioacchino Pontrelli, prosegue il ciclo “Appunti di una generazione”, ideato da Costantino D’Orazio nella programmazione annuale del Macro di Roma. L’ambizione è raccontare il percorso della generazione artistica nata tra gli anni ’60 e la metà del decennio successivo che si è formata ed ha lavorato a Roma e nel mondo. A livello di visibilità e riconoscimento tuttavia non sempre è stata ripagata: nati (artisticamente parlando) dopo la Transavanguardia ma troppo a ridosso della Scuola di San Lorenzo, inseguiti nel tempo dai vari giovanilismi, ma mai identificati da una corrente definita (non che sia necessario ai fini artistici): ed è il motivo per cui il titolo del progetto parla di “appunti” e di “generazione”, come a intendere la presenza di un lavoro artistico ormai consolidato e la necessità di fissarlo per inquadrare più da vicino quello che succederà da questo momento in poi.
Gioacchino Pontrelli nasce a Salerno nel 1966, ma la sua formazione artistica si svolge a Roma, dai corsi all’Accademia di Belle Arti, alla prima personale nel 1995 alla Galleria Nova di Roma. Pittore, la sua ricerca è tutta concentrata sul mezzo. Al Macro il visitatore, immaginando una mostra ricognitiva, troverà invece un ambiente di sole tre tele. È il modo in cui Pontrelli ha pensato la mostra, ed è un pensare per un atteggiamento installativo perché, nonostante si parli di quadri e di pareti, con essi riesce a dare respiro allo spazio. Come ha dichiarato l’artista in un’intervista, il titolo “Bedrooms” non è casuale: Pontrelli parla di sé come di una persona che non sogna, invece attraverso la pittura raggiunge uno stato di semi-incoscienza non troppo distante da quello del sogno.
In soli tre quadri sono presenti tutte le tappe della carriera dell’artista: dal fascino per le superfici polite e sinuose, che lo porta a trovare ispirazione e stimoli dai mobili di design. L’architettura (in una delle opere si noteranno i profili di una cappella barocca), e il tentativo di trovare la maniera per inserire le architetture nella tela, magari un dittico, mezzo con cui l’artista lavora di frequente. Di nuovo il gusto per le superfici smaltate e riflettenti: è il motivo per cui nelle tele di Pontrelli convivono smalti industriali e rappresentazioni più realistiche di specchi d’acqua. Le ultime fasi di questa lirica tra la geometria e il suo giocarci sono riassunte nel grande dittico centrale: non è un quadro astratto, ma il risultato ragionato di un percorso di controllo e sperimentazione, che porta superfici geometriche a stretto contatto con esplosioni di tinte, come se quest’ultime chiedessero di essere in un certo modo controllate
Eleonora Minna
mostra visitata il 3 agosto
Dal 26 maggio al 2 ottobre 2016
Gioacchino Pontrelli, Bedrooms
MACRO,
via Nizza 138, Roma
Orari: da martedì alla domenica dalle 10.30 alle 19.30
Info: www.museomacro.org
Dovo dire che il lavoro di Costantino D’Orazio ha il merito di avviare una riflessione storica su una generazione. Eludendo la visione tendenziale (e oserei dire tendenziosa) D’Orazio sta facendo il punto su un periodo oggi rappresentato da artisti cinquantenni o quasi (chi è più giovane non s’offenda!) che rappresentano cioè l’arte contemporanea con sede operativa a Roma. E’ bene, quindi, ragionare su questa modalità di lavoro del MACRO, piuttosto che entrare nel novero delle scelte del curatore, senza cedere al deleterio “questo c’è, questo manca”. Buon lavoro Costantino.