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12
novembre 2007
fino al 2.XII.2007 Mario Ceroli Roma, Palazzo delle Esposizioni
roma
Con un tris d’assi ha inaugurato il Palazzo delle Esposizioni. E ad ognuno ha assegnato una bella fetta di spazio. Il “povero” Ceroli presenta lavori vecchi e nuovi. Ma soffre di una collocazione non proprio ottimale...
Maurizio Calvesi, curatore della mostra con Claudia Terenzi, dal catalogo lo grida ai quattro venti: bisogna far rientrare a pieno titolo nell’olimpo dell’Arte Povera l’ormai romano d’adozione Mario Ceroli (Castelfrentano, Chieti, 1938; vive a Roma). E questa mostra vuol essere, oltre a un omaggio all’artista per gli oltre trent’anni d’attività e per il suo lungo operare nella capitale, la conferma della giustezza della designazione. Se non altro perché, già dagli anni ’50, Ceroli fa un uso originale, “poetico e simbolico” dei materiali poveri, soprattutto del legno grezzo.
Una mostra che non vuol essere antologica né retrospettiva, ma semplicemente sottolineare la spettacolarità di materiali “poveri” tra i più eterogenei, che si impreziosiscono nel suggestivo utilizzo da parte dell’artista. Anche se, a voler essere maligni, sembrerebbe che neanche gli allestitori siano, in fondo, pienamente convinti della revisione della collocazione dell’artista. Infatti, seppur a Ceroli sia stata assegnata una buona fetta di spazio, è però relegato “dietro le quinte”: si deve chiedere al personale di sorveglianza dove si trova la mostra, dal momento che non esiste alcuna segnaletica che lo indichi. Una volta raggiunta la Sala delle colonne, tutta l’originalità e, soprattutto, la fervida attività di Ceroli, esplode davanti agli occhi, nei colori e nei materiali. Ma anche qui, nell’allestimento riaffiora l’incertezza. La celebre Cina (1966) è svilita, quasi messa all’angolo, addossata a una parete, tra paline segnaletiche e porte di passaggio. Per osservarla bisogna spingersi quasi in mezzo a Piazza Italia (2007). Lo stesso dicasi per Raccoglitore di miele (1991), praticamente invisibile, “sporcato” dalla postazione antincendio e ignorato addirittura dal catalogo, che non lo inserisce nella lista delle opere esposte. A ben leggere, diverse sono le opere taciute dall’elenco.
Il fascino delle opere è tutto poggiato sulla potenza interna che ognuna di esse racchiude. Materiali, quindi, e colori riescono, nella loro semplicità, a toccare precise corde emozionali, ad affascinare e ammaliare per la conquistata sobrietà. Così è per la già citata Piazza Italia, composta da numerosi e arcobalenici mucchietti di polveri, frammenti di vetro, ceneri, con la quale è stata eseguita l’instabile, polemica scritta Keroliiiii…... Al centro, una evocativa e simbolica scala dove salgono (o scendono) le tre dispettose figure -realizzate con la nota sagoma in legno grezzo- che sembrano aver sparso i mucchietti di polveri colorate. Le talebane (2007), dall’alto del piedistallo, esprimono tutto il peso della loro soffocante condizione umana e sociale. Uno dei sette personaggi in cerca di identità (2007), coppia di sedicenti guerrieri costruiti con un groviglio di fili di ferro.
Misteriosamente evocativi i due Senza titolo del 2007: due porte, una aperta e l’altra chiusa, costruite con blocchetti di tufo (materiale caro ai romani), che sembrano ingressi trionfali per impossibili luoghi, essendo entrambe soglie non attraversabili. Infine, le grandi tavole in legno e ceneri Senza titolo (2007), con figure, possenti o esili, intagliate, rappresentanti scene mitologiche o citazioni di artisti del passato, divise in due sale: in una sono raggruppate quelle in rilievo, nell’altra l’identica figura è invece scavata nel legno. A formare quindi due speculari metà di un’unica realtà.
Una mostra che non vuol essere antologica né retrospettiva, ma semplicemente sottolineare la spettacolarità di materiali “poveri” tra i più eterogenei, che si impreziosiscono nel suggestivo utilizzo da parte dell’artista. Anche se, a voler essere maligni, sembrerebbe che neanche gli allestitori siano, in fondo, pienamente convinti della revisione della collocazione dell’artista. Infatti, seppur a Ceroli sia stata assegnata una buona fetta di spazio, è però relegato “dietro le quinte”: si deve chiedere al personale di sorveglianza dove si trova la mostra, dal momento che non esiste alcuna segnaletica che lo indichi. Una volta raggiunta la Sala delle colonne, tutta l’originalità e, soprattutto, la fervida attività di Ceroli, esplode davanti agli occhi, nei colori e nei materiali. Ma anche qui, nell’allestimento riaffiora l’incertezza. La celebre Cina (1966) è svilita, quasi messa all’angolo, addossata a una parete, tra paline segnaletiche e porte di passaggio. Per osservarla bisogna spingersi quasi in mezzo a Piazza Italia (2007). Lo stesso dicasi per Raccoglitore di miele (1991), praticamente invisibile, “sporcato” dalla postazione antincendio e ignorato addirittura dal catalogo, che non lo inserisce nella lista delle opere esposte. A ben leggere, diverse sono le opere taciute dall’elenco.
Il fascino delle opere è tutto poggiato sulla potenza interna che ognuna di esse racchiude. Materiali, quindi, e colori riescono, nella loro semplicità, a toccare precise corde emozionali, ad affascinare e ammaliare per la conquistata sobrietà. Così è per la già citata Piazza Italia, composta da numerosi e arcobalenici mucchietti di polveri, frammenti di vetro, ceneri, con la quale è stata eseguita l’instabile, polemica scritta Keroliiiii…... Al centro, una evocativa e simbolica scala dove salgono (o scendono) le tre dispettose figure -realizzate con la nota sagoma in legno grezzo- che sembrano aver sparso i mucchietti di polveri colorate. Le talebane (2007), dall’alto del piedistallo, esprimono tutto il peso della loro soffocante condizione umana e sociale. Uno dei sette personaggi in cerca di identità (2007), coppia di sedicenti guerrieri costruiti con un groviglio di fili di ferro.
Misteriosamente evocativi i due Senza titolo del 2007: due porte, una aperta e l’altra chiusa, costruite con blocchetti di tufo (materiale caro ai romani), che sembrano ingressi trionfali per impossibili luoghi, essendo entrambe soglie non attraversabili. Infine, le grandi tavole in legno e ceneri Senza titolo (2007), con figure, possenti o esili, intagliate, rappresentanti scene mitologiche o citazioni di artisti del passato, divise in due sale: in una sono raggruppate quelle in rilievo, nell’altra l’identica figura è invece scavata nel legno. A formare quindi due speculari metà di un’unica realtà.
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mostra visitata il 12 ottobre 2007
dal 5 ottobre al 2 dicembre 2007
Mario Ceroli
a cura di Maurizio Calvesi
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale, 194 – 00184 Roma
Orario: domenica, martedì, mercoledì e giovedì ore 10-20; venerdì e sabato ore 10-22.30
Ingresso: intero € 12,50; ridotto € 10. Il biglietto permette di visitare tutte le mostre in corso al Palazzo delle Esposizioni. Biglietto integrato Palazzo delle Esposizioni e Scuderie del Quirinale, valido per 3 giorni: intero € 18; ridotto € 15
Catalogo Giunti
Info: tel. +39 06489411; fax +39 0668301087; info@palazzoesposizioni.it; www.palazzoesposizioni.it
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