La selezione proposta all’Attico muove dalla riflessione di Fabio Sargentini su una tendenza dell’arte contemporanea che sembrerebbe, nelle parole del gallerista, aver messo fine a una longeva diatriba pittorica, giungendo, come dimostrano i lavori degli artisti selezionati, a una soluzione: “
L’astratto si è alleato con il figurativo”.
Tre artisti e sei opere. La ricerca di
Mark Francis è rappresentata da due splendidi dipinti. Con
Simphony (2004), l’artista irlandese agisce sul contrasto tra fondo opaco, ottenuto raschiando un primo strato di pittura, e pennellate brillanti: l’immagine acquista un’inaspettata profondità, annullando la costituzionale bidimensionalità del quadro. In
Zenith (2006), al contrario, la superficie turchese lucida sembra lacerarsi in fessure nere, che lasciano trasparire il buio cosmico.
Alberto Di Fabio riproduce, dilatandole come attraverso una lente d’ingrandimento, forme biologiche tratte dallo studio scientifico del dna e del sistema cellulare. Reti neuronali, atomi e spore si dipanano, strutture armoniose e avviluppanti, a svelare un punto di vista “al microscopio” della realtà umana e naturale. La riconoscibilità di pattern floreali e vegetali non sottende a un intento mimetico: la forma è divenuta astratta e auto-significante.
I lavori di
Matteo Montani si nutrono di visioni e paesaggi naturali e urbani che l’artista romano rielabora in composizioni di elementi biomorfici e scenari primordiali. Nella grande tela
Voce (2008) la forma si realizza nel suo farsi, all’interno del processo di modulazione del colore, steso per colature e velature, e innesca la resistenza della carta abrasiva. Una costante cromatica del recente lavoro dell’artista è il “
blu reale”, espresso in un’infinita gamma di minime variazioni tonali.
La mostra s’incentra dunque su una riflessione coesa fra artisti differenti: Francis appartiene alla generazione dei maestri della “Scuola Saatchi”, Di Fabio e Montani rappresentano di fatto punte di qualità nel panorama della pittura in Italia, entrambi presenti all’attuale Quadriennale romana. Ricerche differenti e autonome, che esprimono una comune esigenza artistica di orientare lo sguardo in profondità,
sub limen, come argomenta Marco Tonelli nel testo critico, in un percorso a ritroso, all’origine della materia del mondo e alla riscoperta del suo ordine recondito.
La dialettica macrocosmo-microcosmo non è certo una questione nuova, ma rappresenta per l’uomo contemporaneo la possibilità di recuperare l’unità tra i due poli: l’infinitamente piccolo è ciò che può ancora essere indagato per collegarsi all’universale. “
Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una” (Ermete Trimegisto).