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fino al 20.X.2003 Maurice Sheltens Roma, 2RC
roma
Come in una tela di Klaft o Bosscheert. Limoni spaccati, frutta varia, un trionfo di bouquet variopinti. Sono le fotografie di Maurice Sheltens. Citazioni perfette del secolo d’oro olandese. Costruite con cura e… inganno. Per accorgersene, basta avvicinarsi un pochino…
La prima cosa che colpisce osservando le fotografie di Maurice Scheltens è la dissonanza tra la familiarità dell’immagine -ben presente al repertorio iconografico dello spettatore- e il montaggio precario degli elementi che la compongono.
I quadri di fiori, frutta, e oggetti suntuari tipici della pittura olandese Secolo d’Oro, si prestano come modello per i set che l’artista assembla di fronte all’obiettivo: nuove nature morte di fotografie ritagliate e poi incollate su supporti cartacei. Le citazioni tuttavia non sono mai complete o letterali e il sistema di significati e riferimenti comuni che rendeva leggibile e rappresentativo il genere seicentesco si rifrange in un accostamento di pezzi e di effetti, calibratissimo eppure senza soluzione, inappagante.
In Avalanche, la più grande tra le stampe di questa serie, i frammenti si sovrappongono e si allineano senza coerenza prospettica, poiché ciascuno conserva la luce e la posa del primo scatto. In basso a destra, disponendo quasi in piano le sagome degli anemoni e delle pesche, l’artista ha creato una sorta di anamorfosi che non ha chiave e in questo angolo di gioco rivelatore ha inserito ritagli rovesciati, le cui forme accolgono parole e scrittura. Il brano esplicitamente logora il confronto tra l’illusionismo colto e simbolico dell’originale e la sterilità di figure che non rimandano a niente, non rappresentano nulla se non una vocazione infinita al mutamento di segno.
Allo stesso modo in Glossy Scheltens denuncia l’opacità dei suoi oggetti e le figure di brocche e bicchieri si sbiancano e appiattiscono, colpite nuovamente dalla luce, mentre in Still life without food lo sfondo bianco e uniforme inscatola l’autosufficienza del messaggio.
Alla serie delle nature morte, l’artista olandese ha affiancato poche opere precedenti in cui ugualmente il pezzo di realtà è sottratto alle sue funzioni. Dapprincipio però l’oggetto quotidiano (telecomando, cartone del latte) è ripreso e assestato con lo scopo di animarne, non senza ironia, gli attributi parlanti. In Cartoon ad esempio, dalla confezione di latte -su cui campeggia una mucca al pascolo, tra date di scadenza e marchio del produttore- si libera in bande di colori delicati un paesaggio mentale di bianco verde e azzurro. Nelle immagini successive –invece- le possibilità del linguaggio si contraggono, in un gioco di specchi che sacrifica la materia e le cose alla rete luccicante dei significati visivi. Il bene di consumo, ridotto agli emblemi essenziali del cibo e del lusso, si astrae e l’artista conquista uno spazio di libertà, dove la committenza scompare nel dialogo serrato tra l’opera e lo spettatore.
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Maurice Scheltens. Fotografia 2001-2003, a cura di Marianna Vecellio
2RC, via delle Mantellate 15/A (Trastevere), 066868878, 2rcgallery@nettuno.it , lun_ven 12-19, sabato su appuntamento
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