18 novembre 2009

fino al 20.XI.2009 Else Leirvik Roma, Nomas Foundation

 
Le suggestioni provocate da uno struggente capolavoro felliniano. Che da Nomas trovano espressione in diversi oggetti. Investiti da una certa valenza simbolica, diventano l’occasione di un “racconto” della memoria dell’artista...

di

Le rarefatte atmosfere del film Le notti di Cabiria di Federico Fellini (che nel 1957 gli valse l’Oscar)
hanno indiscutibilmente ricoperto un ruolo fondamentale nella realizzazione
dell’installazione I Never Slept Under the Arch di Else Leirvik (Stavanger, 1972).
Un lavoro fortemente concettuale, creato attraverso
oggetti disseminati nello spazio, che di continuo oscillano da rimandi alla
pellicola a quelli intimi dell’artista. Oggetti che trasversalmente abbozzano,
quindi, un triplo ritratto: quello della protagonista del film, che ha ispirato
il lavoro, della donna in generale e dell’artista nello specifico.
Seppure mancano le dogvilliane linee bianche sul pavimento
a marcare i perimetri dei diversi ambienti, tutta la superficie si presenta
come la trasposizione di un palcoscenico teatrale, dove le scenografie sono
assenti e gli oggetti, come miniature, si disperdono in uno spazio così ampio.
Subito all’ingresso, quasi a mo’ di zeppa e in equilibrio
apparentemente precario, alcune scatole e libri sono compressi al soffitto,
sotto la spinta di un’esile pertica che allude all’umile dimora della giovane e
ingenua Cabiria (interpretata – ricordate, vero? – dalla candida Giulietta
Masina, che aveva poco, anzi quasi niente, della sfrontatezza delle sue
“colleghe” sulla Passeggiata Archeologica).
Else Leirvik - I Never Slept Under the Arch - veduta dell'installazione presso la Nomas Foundation, Roma 2009 - photo Francesco Cartocci
Una casa evocata per veloci allusioni, che si
sovrappongono a quelle della reale quotidianità di Leirvik. Come il calco in
metallo, grossolanamente sgrossato, tratto dalla scarpa effettivamente
indossata dall’artista. Proiettato su un pezzo di stoffa, un video (ovviamente
in b/n) a inquadratura fissa su mani intente a rammendare un lacero panno crea
una sorta di intimità domestica. Fili neri creano una sorta di telaio su colorate
cornici in legno, di grandezze diverse, per alludere alle diverse trame delle
vite. Un piccolo forziere, dove la ruggine del tempo si è depositata, vuol
ricordare un portagioie.
Invece, bloccata per sempre in un calco di cemento, è una
rosea conchiglia, simile alle altre due, che formano una specie di cuffia per
“ascoltare”, in stereofonia, il mare. Mentre sei stilizzati ventagli arancioni
sono tristemente appoggiati, capovolti, a una parete.
Else Leirvik - I Never Slept Under the Arch - veduta dell'installazione presso la Nomas Foundation, Roma 2009 - photo Francesco Cartocci
Infine, alcune striscioline di stoffa nera, a imitazione
delle piume di struzzo di un boa (per antonomasia, accessorio delle
“lucciole”), ricoprono un arco. Quell’arco sotto il quale l’artista non ha mai
dormito.

articoli correlati
Intervista
alle curatrici di Nomas

daniela trincia
mostra visitata il 13 novembre 2009


dall’otto ottobre al 20 novembre 2009
Else
Leirvik – I Never Slept Under the Arch
a cura di Cecilia Canziani e Ilaria Gianni
Nomas Foundation
Viale Somalia 33 (quartiere Africano) – 00199 Roma
Orario: da martedì a venerdì ore 14-19
Ingresso libero
Catalogo Nero
Info: tel. +39 0686398381; info@nomasfoundation.com;
www.nomasfoundation.com

[exibart]


1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui