L’idea di realizzare questa mostra risale a due anni fa, quando Franco Nucci deus ex machina di Volume! ha chiesto a Felice Levini (Roma, 1956) un progetto ad hoc per il suo spazio caratterizzato da un’estrema flessibilità, tanto da mutare aspetto ad ogni mostra.
Levini ha raccolto l’invito e ha realizzato una serie di opere poste lungo un percorso creato per l’occasione. La prima si incontra appena entrati, una vigorosa cascata che emerge dal buio come scultura d’acqua lucente, il cui rumore costante accompagna il visitatore come una colonna sonora. Vicino, incastonato nel muro è stato posto un piccolo solido trasparente retroilluminato con un minuscolo globo terrestre tridimensionale inciso con il laser. Proseguendo nel percorso s’incontra un grande olio su tela e cartone (210 x 145 cm.) intitolato La domatrice di pulci realizzato con una tecnica che richiama il Pointillisme. Sullo sfondo del quadro, come di consueto nelle opere di Levini, piccole scritte come “ultimo bacio, ultimo respiro, ultima volta…”, rappresentazione pittorica del concetto di indefinito, incontrollabile: sono troppo piccole le pulci per essere domate?
Ed infine, cuore dell’intera mostra, una stanza con il pavimento a scacchi bianchi e neri , una sedia in equilibrio su una sola gamba e un grande dipinto ad olio sulla parete di fondo raffigurante il Papa nell’atto di allontanarsi con impresso sulla schiena la scritta “non c’è”. Ma il fatto che qualcuno non ci sia ovviamente non vuol dire che non esista, ed è proprio questa la provocazione. Il visitatore non può avvicinarsi e osserva l’opera attraverso un oblò. L’effetto è quello di essere davanti ad una rielaborazione di una macchina ottica seicentesca. Ai lati dell’immagine del Santo Padre dei drappi rosso cardinalizio ci riportano indietro nel tempo ad un altro lavoro di Levini, i Quattro punti
Forte è l’elemento simbolico in tutti lavori di Levini e in quest’ultima opera ne abbiamo un chiaro esempio. La terra, l’universo, sono l’oblò da cui guardiamo curiosi e ammirati la realtà; la scacchiera del pavimento ci rimanda a strategie belliche, lotte di potere quanto mai attuali; l’equilibrio precario della sedia prelude alla caduta, all’uscita di scena o al contrario a una ritrovata stabilità per il raggiungimento di nuovi obiettivi.
Molti inoltre sono i rimandi, forse non tutti voluti, a Roma, la Capitale con i suoi simboli storico-religiosi, grazie anche alla forte componente scenografica che in questa mostra gioca un ruolo determinante.
“Ho avuto con questa mostra l’opportunità di esprimermi attraverso la pittura, la scultura e l’architettura” afferma Levini “ho tentato di contribuire al recupero del concetto di Arte più legato alla nostra tradizione. Che mi sembra sia andato perduto da molto tempo”.
pierluigi sacconi
mostra visitata il 28 ottobre 2004
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