Come per ogni evento che si rispetti, la cosa più importante è l’attesa, l’economia del desiderio, il compiersi di un rito. Di tutti questi intricati e delicati equilibri,
Francesco Vezzoli (Brescia, 1971; vive a Milano) è indubbiamente uno dei più abili e sofisticati interpreti.
Come nei suoi precedenti progetti, l’artista lombardo ha coinvolto in quest’occasione star e vedette del mondo del cinema e della cultura, scegliendo il regista
Roman Polanski come autore di un perfetto spot pubblicitario per reclamizzare un profumo,
Greed, che non esiste. E di cui Vezzoli è ideatore e icona, comparendo
en travesti sull’elegante etichetta del flacone, come a suo tempo fece
Marcel Duchamp sulla boccetta di
Belle Haleine eau de violette (1921), il finto profumo, gioco surrealista che promuoveva l’alter ego femminile Rose Sélavy.
David Lynch,
Wong Kar Wai e
Baz Luhrmann sono solo alcuni dei grandi registi accomunati dall’aver girato spot per (vere) fragranze griffate. Vezzoli, conscio di questa presunta smitizzazione, imbriglia Polanski – uno degli autori più riconosciuti dalla critica – nella sua rete di riferimenti insieme a due fra le attrici più glamorous di Hollywood, Natalie Portman e Michelle Williams, che in un sontuoso boudoir si accapigliano per possedere il prezioso flacone di
Greed, metaforico e oscuro oggetto del desiderio, della
rapacità (il riferimento a
Von Stroheim non è casuale) di possedere la merce più fatua per eccellenza.
Lo spot, divertente e graffiante, ancora una volta celebra la figura d’artista e di incantatore di Vezzoli, che viralmente s’insinua nelle contraddizioni e nelle virtù dell’arte e dei suoi sistemi.
Nella grande sala ovale dell’imponente galleria (drappeggiata per l’occasione in rosso vermiglio), come in un pantheon troneggiano dieci broccati dal titolo
Enjoy the New Fragrance, con altrettante muse elevate dall’artista a testimonial della fantasmagorica fragranza. Artiste e intellettuali come
Louise Nevelson,
Meret Oppenheim,
Georgia O’Keefe e
Leonor Fini, che lacrimano ricami e vengono così dissacrate e insieme erotizzate dal processo di avvicinamento a un mondo di muse senza qualità, al quale solitamente siamo abituati nelle pubblicità dei “veri” profumi.
Nel momento stesso in cui alle aste parigine di Christie’s andrà all’incanto proprio una delle originali boccette di
Belle Haleine, appartenuta a un maestro assoluto della moda come
Yves Saint Laurent, a Roma nella galleria-brand del lusso artistico più potente del mondo, Vezzoli, l’artista italiano più ambizioso e cosciente, porta avanti e celebra l’ironia e la poetica duchampiana aggiornata all’era Obama.
Ma laddove anche le pubblicità dei supermercati hanno ormai metabolizzato i meccanismi surrealisti e dada, l’operazione di Vezzoli riesce nuovamente a innescare importanti interrogativi sulla figura dell’artista. Che, rimanendo tuttavia inevasi, rendono ciò che molti considerano semplicemente come un raffinatissimo divertissement il tratteggiarsi puntuale della contemporaneità e della sua possibile rappresentazione.
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che vergogna. mi imbarazza
Il 6 ho visitato Vezzoli da Gagosian e sono uscita sconcertata ma soprattutto puzzolente.
Il 7 ho visitato Tv Boy da Co2, in entrambi i casi si trattava di rielaborazioni del passato, come a dire che la contemporaneità oggi non esiste.
Devo dirvi che tra uno che ha preso parte alla Biennale di Venezia e uno che la Biennale per il momento la vede solo in cartolina, ho reputato più interessante quest'ultima, nonostante il budget investito suppongo sia stato nettamente inferiore a quello di Vezzoli, Polanski e la Portman messi insieme.