Luci stroboscopiche che si accendono e si spengono. Immagini riflesse che si sdoppiano e moltiplicano grazie a specchi deformanti. Il ribaltamento totale della prospettiva, attraverso giochi illusori e pareti rovesciate.
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma presenta una rassegna dedicata agli Ambienti del milanese Gruppo T, curata da Mariastella Margozzi e Lucilla Meloni. La mostra ruota attorno alla ricostruzione delle installazioni -dieci ambienti “immersivi e interattivi”– ideate da artisti come Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi e Grazia Varisco, in occasione di alcune mostre risalenti agli anni Sessanta.
Dello storico gruppo facevano parte una serie di artisti che cercavano di utilizzare materiali nuovi per costruire opere mobili, che rifiutano i concetti di forma e stile, di figurativo e astratto, in cui lo spettatore viene invitato ad interagire.
Si inizia dalla ricostruzione del Grande oggetto pneumatico. Ambiente a volume variabile, del 1959-60, che fu esposto alla mostra d’esordio del Gruppo: sette elementi tubolari in polietilene vengono gonfiati e sgonfiati alternativamente, strutturando in modo differente lo spazio che li accoglie, a seconda della fase di espansione o restringimento. Di Davide Boriani e Gabriele Del Vecchio è l’Ambiente cronostatico, del 1974, un percorso che si snoda tra 5 semicilindri, di cui 3 con pareti fosforescenti e tre punti di luce flash che fissano sulle pareti in immagini persistenti le figure e i movimenti dei visitatori.
Di Boriani è anche la Camera stroboscopica 3 (1967), l’installazione più spettacolare, fatta di specchi e superfici interne (pareti, pavimento e soffitto) speculari. Quattro pannelli specchianti posti al centro della stanza entrano in rotazione quando vengono toccati dallo spettatore. In una zona periferica è posizionato è un punto sensoriale che attiva quattro proiettori stroboscopici a luce verde e rossa, moltiplicando e diluendo il senso del movimento. La Camera stroboscopica 3 fu acquisita dal museo già dagli anni Sessanta.
Accanto agli Ambienti, trenta opere programmate di arte cinevisuale che provengono dalla collezione della GNAM e dalla collezione Feierabend, depositata presso il MART di Trento e Rovereto, completano la mostra.
Come scrisse Lucio Fontana nella presentazione del catalogo della mostra Miriorama 10 alla Galleria La salita di Roma nel 1960, la percezione del tempo è mutata come conseguenza dell’avanzare della scienza e del mutare della civiltà: “Questo modo nuovo di concepire la realtà non trova più nella pittura e nella scultura i mezzi atti a darne l’espressione più concreta e diretta. Viste alla luce di queste premesse le opere dei componenti del gruppo T si riconoscono come il risultato di ricerche tendenti ad usare il tempo come mezzo plastico assieme allo spazio”.
consuelo valenzuela
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Gabriele DE VECCHI, non Del Vecchio!!