Ogni anno dieci artisti, intorno ai 40 anni e con riconoscimenti pubblici anche internazionali, vengono selezionati dai Länder e da una giuria nazionale di esperti. Il loro premio? Un soggiorno di un anno presso l’Accademia Tedesca a Roma. Sono quindi dieci i borsisti di diverse discipline che presentano i lavori realizzati durante la permanenza nella capitale: Julia Franck e Feridun Zaimoglu (Letteratura), Sebastian Claren e Rudi Spring (Musica), Jakob Timpe (Architettura/Design). Mentre Gabriele Basch, Manuel Franke, Sandra Hastenteufel, Wolfgang Kaiser e Veronika Kellndorfer, sono gli artisti della sezione Arti Visive.
Ma nella grande festa, tutta la Villa è interessata. Opere, concerti e performance occupano ogni spazio. Dei lavori che si distribuiscono nei diversi ambienti degli atelier, alcuni si confondono con la quotidianità del luogo, cancellando in certi casi -quando cioè il lavoro non è un’unica installazione- il confine tra l’opera e lo spazio circostante. Entrando negli studi, si ha la sensazione di avvertire la fucina di idee, spesso guidata dalla confusione e dal caos. Così non si sa più se quella poltrona, quel tavolo o quella bottiglia, sono parte integrante dell’opera o dell’arredamento. Quando, invece, tutto lo studio viene completamente stravolto da una sola grande installazione, il risultato è molto suggestivo. L’inferno, Maria, il paradiso di Wolfgang Kaiser (atelier 1), Nascosti simbiotici Piano B di Manuel Franke (atelier 2), o Zanzibar di Leni Hoffmann (atelier 2) ne sono un buon esempio.
Infine, nelle tre sale della Galleria, ciascun artista è presente con un’opera, tra cui spiccano per freschezza i grandi fogli di carta delicatamente ritagliati come un’elegante filigrana –Icing II– di Gabriele Basch e la “proiezione” di L’immobile di Veronika Kellndorfer.
Una traccia delle ricerche svolte dai borsisti è data dal titolo stesso della mostra, poiché il termine hinterland racchiude differenti sfumature, da quello meramente letterario a quello più concettuale: gli artisti hanno infatti rivolto la loro attenzione alla periferia della città, nonché a un rimando più personale, legato ad una più intima introspezione. Un vivere comune (nello stesso luogo e nella stessa città) che ha permesso agli artisti di confrontarsi e di interrogarsi a vicenda, con una possibile vicendevole influenza. Con media diversi (video, installazioni, pittura) i lavori esprimono la individuali riflessione che, nelle opere non concettuali, si è concentrata soprattutto nella vicinissima architettura delle Poste di Piazza Bologna: un omaggio o un souvenir del luogo?
daniela trincia
mostra visitata il 1 dicembre 2005
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