Katinka Bock (Francoforte, 1976; vive a Parigi e Berlino) interviene
sullo spazio assegnatole interpretandolo fino a cambiarlo e talvolta a
stravolgerlo, per conferirgli identità e significati nuovi. Così accoglie il
visitatore il lavoro dell’artista tedesca.
Si tratta della sua prima mostra personale in Italia e,
per il pubblico, di un viaggio percettivo di tipo concettuale attraverso
elementi che governano aprioristicamente le leggi del cosmo: distanza, misura e
tempo.
D’un vert tirant sur le bleu, titolo della mostra, fa riferimento all’orizzonte che
divide cielo e terra, ma per esteso indica anche quelle impercettibili linee di
confine tra colori primari e complementari, come il passaggio dal blu al verde,
in cui questo secondo, pur avendo vita propria, conserva ancora una percentuale
del blu e del giallo dall’unione dei quali è stato generato.
Le opere di Katinka Bock mettono in discussione i limiti
spaziali a disposizione. Questi vengono sfondati, sempre concettualmente ma
anche fisicamente. Lo ha fatto utilizzando un elemento che collega due diversi
ambienti (
Local colour balance), aprendo una nuova finestra (
Ouverture vers l’espace
du présent) e
collocando una corda che buca le pareti e collega l’interno della Fondazione
all’esterno del Pastificio (
Die Diagonale Rom) a formare una nuova prospettiva inaspettata.
Sola, desolata e debole, la luce fioca di una lampadina
sotterrata indica che l’assenza di spazio, nega anche la luce stessa, ma allo
stesso tempo il titolo di questa installazione (
Ognuno sta solo) fa riflettere sulla solitudine
esistenziale e cosmica come sentimento che compone e completa l’esistenza.
La durata è un altro parametro utilizzato dall’artista
tedesca, che sceglie dei limoni a simboleggiare la caducità ma anche il giallo
che, unito al blu, forma il verde. La distanza e la verticalità portano la
scultura di Katinka a una dimensione legata al tempo: l’artista espone anche
alcune opere in terracotta (
Geschwister e
Trois mesures) deformate dalla caduta (a
differenti altezze) dai ballatoi del Pastificio.
Insomma, dopo aver visitato questa mostra non possono
restare dubbi sugli intenti dell’arte site specific: si parte da uno spazio
dato e lo si comprende sotto l’aspetto storico, architettonico, urbano,
geografico, per entrarvi, penetrarlo, dargli vita nuova attraverso l’opera
d’arte. Si tratta di un confronto tra uomo e natura – quando si parla di arte
ambientale – o tra l’uomo e l’uomo, quando invece si tratta di arte pubblica. A
dispetto di ciò che può sembrare, l’arte non esce vittoriosa e protagonista,
perché si tratta piuttosto di una simbiosi in cui lo spazio e l’opera dipendono
vicendevolmente e, venendo meno l’uno, sarebbe impossibile concepire l’altra.