Prima personale romana per Jonathan Guaitamacchi (Londra 1961; vive a Milano). La sua pittura rappresenta paesaggi urbani, visti come luoghi di vita vissuta. In mostra tredici opere realizzate con tecniche miste su carta intelata. Di grandi dimensioni e forte impatto emotivo le sue vedute dall’alto di città fantasma, incupite dal contrasto di bianchi e neri. L’orizzonte ideale è lontano e la prospettiva alterata; a regnare sovrano un silenzio profondo e carico di memorie. Infinite le vie di scorrimento che si intrecciano in ogni direzione tra passato e futuro -e tra nord e sud- capaci di far incontrare i luoghi sconosciuti con quelli dimenticati. A metà tra immagini reali e fantasia pura, frutto di un dormiveglia creativo, come racconta l’artista stesso, Milano, Londra e Città del Capo appaiono come contenitori architettonici carichi di storie e ricordi di viaggi emotivamente significativi. Guaitamacchi inserisce nei suoi scenari realtà vissute in prima persona: luoghi dove ha vissuto, architetture ed elementi a lui familiari (come l’area Battersea di Londra, i ghiacciai, la Bovisa di Milano, un fiume o l’autostrada M11 che collega Londra a Cambridge). Seppur idealizzati, questi luoghi conservano una struttura riconoscibile, mutata però da un’atmosfera surreale, geometrica e cupa. La pittura, dal carattere forte, vive di uno stile proprio; l’artista imprime sulla tela timbri di grigio e linee di nero, utilizzando spesso anche il carboncino per creare panoramiche metropolitane fatte di traiettorie intersecanti. Alcuni lavori presentano anche delle scritte, che accompagnano visivamente le immagini in un processo comunicativo vasto e complesso.
Jonathan Guaitamacchi dipinge parte della sua storia personale; nelle opere ritroviamo tracce del periodo di lavoro trascorso all’interno degli impianti dismessi alla Bovisa di Milano (area gasometri) e del suo passato come disegnatore e consulente artistico per diversi studi d’architettura e design milanesi.
Più recenti i lavori incentrati sulla rielaborazione di immagini montane di ghiacciai, che confermano un interesse e un’attrazione dell’artista verso il nord. Gli scenari dipinti a volo d’uccello si connotano di un malessere esistenziale espresso attraverso una variazione cromatica limitata colate di nero che scendono sulla tela. La metropoli è mostrata attraverso astrazioni prospettiche. Sembra disabitata. Eppure basta osservarla per coglierne il tessuto urbano fatto di regole e disordini, e la struttura industriale con tutti i suoi meccanismi.
fabrizia palomba
mostra visitata il 9 giugno 2006
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Non c'è peggior cieco di chi non vuole vedere!!!!
che mostra da cagare!tra chiesi,velasco, petrus,cornini a roma mi avete messo di cattivo umore e anche un po di nausea.
non e' certo l'ultim stronz della galleria!
PENOSO!!!
E' da dieci anni che fai lo stesso e orrendo lavoro... che pesantezza... lascia perdere!!!
E la galleria che lo ospita????
Come avete fatto a cadere così in basso???
Qualcono vi ha promesso una vita in Paradiso???