Incorniciata in un quadrato perfetto, la silhouette di un uomo sta in piedi da una parte dell’immagine circondata da un grid pattern di travi, finestre, porte, entrate, uscite. Si appoggia casualmente su un piede con le mani in tasca mentre guarda silenziosamente fuori della finestra davanti a lui. Senza pensarci, assumi la stessa posizione anche tu, in piedi nel cortile quadrato dello spazio della galleria, guardando la sua osservazione silenziosa. Dove sta? ti chiedi. Che cos’è che sta guardando? Cosa sta aspettando? Com’è vero per ognuna delle circa venti immagini piccole, quadrate, e in bianco in nero di Suspended City, un lavoro del giovane
Il lavoro di Patriarca, che include immagini degli scali aerei di Bankok, Beirut, Damasco, Lisbona, Bruxelles, Atene, New York, Jakarta, Tel-Aviv, e Roma, guarda al movimento costante dentro e fuori dei luoghi e delle culture diverse che caratterizzano la natura globale del mondo odierno. Gli aeroporti sono le nostre porte d’ingresso in queste città e spesso sono i primi e gli ultimi luoghi incontriamo. Più che una porta breve, però, gli aeroporti, come Patriarca ci fa vedere, diventano cities in and of themselves — città transizionali che vibrano ogni giorno con popolazioni diverse, con persone diverse che parlano lingue diverse, che vengono da culture diverse e hanno destinazioni diverse.
E già tutta questa commozione sparisce in queste immagini silenziose e contemplative. Invece di riempire la cornice con il caos tipico di questi luoghi, Patriarca focalizza sugli spazi stessi, rivelandoceli oltre il passaggio di tempo in cui le tracce momentanee degli abitanti transitori diventano insignificanti e spariscono. Le sue immagini non sono, però, soltanto dedicate all’architettura; c’è una presenza umana molto forte nelle fotografie di Patriarca, ma è una presenza anonima in cui le figure appaiono in un outline oppure in una silhouette, semmai.
L’uso del bianco e nero nelle immagini di Patriarca permette lo spettatore di concentrarsi sulla geometria di una finestra alla forme di un’ovale, di una fantasia di cerchi per terra, di una curva del tetto dell’edificio. Il dinamismo tecnico di alcuni degli aeroporti nuovi contrasta fortemente con i terminals più vecchi e abbandonati circondati da prati aperti e spaziosi che sembrano ancora più isolati e fermi in queste immagini in bianco e nero molto contrastato.
Chissà quante persone ci sono passate attraverso, da dove sono venute, dove sono andate.
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