23 ottobre 2000

fino al 23.XII.2000 Lucio Fontana Roma, Studio Casoli

 
“Come pittore, distrugge la pittura: distende il colore sulla tela e poi la fende, con uno o più tagli rapidi e netti come rasoiate”...

di

Illuminanti come sempre, le parole di Giulio Carlo Argan giungono a svelare l’arcano dell’arte di Fontana, artista di indiscutibile fama, insigne esponente dell’astrattismo italiano. Al “Manifesto Blanco”, realizzato a Buenos Aires nel 1946, fa seguire, tornato in Italia, altri sei manifesti spazialisti (l’ultimo è del 1953) in cui elabora la propria poetica.
Le opere pittoriche di Lucio Fontana sono tele, spesso monocrome, dipinte accuratamente e poi cosparse di buchi, fese da tagli decisi e profondi come ferite. Gesti dolorosi che sembra vogliano annullare, annientare il processo creativo: la preparazione della tela, la pittura. L’opera è terminata e poi violata inesorabilmente e per sempre. Dal gesto che fende la tela, così come da quello che spacca la scultura nasce una nuova concezione dello spazio, o meglio, si approda ad un’altra dimensione spaziale. Taglio e rottura costituiscono il ponte che mette in comunicazione due dimensioni: una interna ed una esterna. Si parla quindi di spazio al di qua e al di là dell’opera. Pittura e scultura sono concepite come finzione. Fontana le riscatta con un gesto, un gesto che sacrifica l’integrità dell’opera, distrugge la finzione e recupera la verità intrappolata nello spazio chiuso e compatto della tela.
Lucio Fontana
L’esposizione offre una soddisfacente rassegna di opere che si muove dai primi buchi sperimentali fino a giungere, attraversando tutte le tappe significative dell’esperienza artistica di Lucio Fontana, ai “Teatrini ”, ultime sperimentazioni dell’artista.
Le pareti completamente nude e bianche non interferiscono con le tele, né con le ceramiche che, incontrastate, dominano le sale dello Studio offrendosi allo spettatore nell’essenzialità del proprio essere. Non una didascalia a commentare le opere, che del resto non necessitano di ulteriori ragguagli, le informazioni relative al titolo ed alla datazione delle opere possono essere reperite nell’elenco che mette a disposizione il personale addetto.
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daniela bruni


LUCIO FONTANA dal 29 settembre al 23 dicembre 2000,
Studio Casoli, Via delle Vetrina 21, Roma; da martedì a sabato 11,30-19,30, domenica e lunedì chiuso. Ingresso libero. Info. 06.68892700.


[exibart]

8 Commenti

  1. concetto spazialeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

  2. Studio Casoli che cosa fa per i neopittori, neoscultori “sconosciuti” usciti da poco dalle Accademie di Belle Arti italiane? Si sentono e si vedono semptre i soliti nomi! Se non si è “straffermati” e sustenuti da “critici più o meno affermati”(questo soprattutto è importante) nessuno vuole scommettere su nomi nuovi (e magari validi);per andare sul sicuro non si fa altro che riciclare artisti del passato o del recente passato(con tutto il rispetto)! Cordiali saluti

  3. Caro Maurizio Sacchetti, il mondo delle gallerie è piuttosto eterogeneo. Ogni galleria sceglie la propria linea espositiva, il proprio segmento di mercato. E ciò non riguarda solo il genere d’arte (pittura, scultura, design, grafica, fotografia, ecc.), o il paese di provenienza degli artisti, e via dicendo. Walter Santagata ad esempio, nel suo contributo dal titolo “Simbolo e merce” (ed. Il Mulino Ricerca 1998), distingue tra “Gallerie di scoperta” e “Gallerie di mercato”, descrivendo il legame sottile che le unisce e analizzando come l’artista di successo sia destinato ad una sorta di peregrinazione, dalle mostre organizzate da Associazioni Culturali locali (ad esempio), alla galleria di scoperta, fino alla galleria di mercato. Ancora più sottile è la differenza che propone l’agile volumetto di Francesco Poli (“Il sistema dell’arte contemporanea” ed. Laterza, 1999, che consiglio a chiunque, neofita e non, per la sintesi e la chiarezza); Poli cita le Gallerie minori, quelle che si dedicano all’arte a basso costo, artisti di seconda fascia o artisti storicizzati un po’ inflazionati, cito per tutti le “testine” di Treccani a mo’ d’esempio. Vi sono poi le grandi gallerie nazionali ed internazionali, che hanno anche il potere di dettare le regole del mercato attraverso il rilancio di artisti dimenticati (qualcuno riscopra Dusan Dzamonija!!!), ma soprattutto trattano l’arte riconosciuta e acclarata con organizzazioni di tipo manageriale. Da ultimo Poli parla dei mercanti innovatori che, contando sulla capacità di forti investimenti, giocano strategicamente sulle possibilità di influenzare il grande collezionismo pubblico e privato: a questi grandi mercanti, in genere, dobbiamo le nuove star del mercato dell’arte. Ma un’analisi completa richiederebbe ben altro spazio rispetto a quello a disposizione. Dovremmo infatti distinguere tra gallerie che trattano l’antico, il moderno e il contemporaneo, ecc.; un esempio per tutti: qualche decennio fa se andavi in giro a dire che amavi Van Gogh, il tuo interlocutore, se non aveva almeno una infarinatura di St. dell’arte, poteva pensare che parlassi di un gruppo musicale (magari epigono di Van Morrison, Van Der Graaf Generator o Van Halen). Poi sono arrivati i collezionisti orientali… e il martelletto delle aste ha cominciato a picchiare molto forte. Sono con te che non è facile trovare gallerie che rischino sui giovani; non basta l’intuito, occorre capacità, spirito d’avventura, abilità di muovere gente, di creare l’evento e avere una certa disponibilità di denaro. Stavolta mi viene da proporti, come esempio, l’attività di una galleria Mantovana, Massimo Carasi, che tratta proprio l’arte giovane: oltre alla comune attività espositiva questa galleria propone eventi in collaborazione con enti pubblici. Ho assistito personalmente ad una performance nella casa del Mantegna patrocinata dal Comune o ad una mostra che proponeva il confronto tra un artista storico ed un giovanissimo a Ponti sul Mincio, in collaborazione con un’associazione culturale. Ancora a Mantova, in uno spazio pubblico, M. Carasi tiene collettive dal titolo “Nuovo nomadismo individuale” per artisti giovani. Cito questa galleria come esempio perché ne ho seguito l’attività ma, ad altri livelli, potrei citarne ancora. In somma, per capirci, il discorso è abbastanza complesso, anche perché noi stessi (e parlo di appassionati e giornalisti) e i collezionisti spesso tendono a privilegiare, al di là delle buone intenzioni, le mostre che presentano nomi conosciuti, poco importa della qualità delle opere. Invece il bello è proprio lì: affinare il gusto, muoversi rischiando anche qualche delusione, conquistarsi una propria capacità critica. Per me si tratta di mettere in moto un meccanismo: se il pubblico dimostra interesse i galleristi si adeguano cercando di orientarsi in quel segmento. Sembra di essere giunti ad un punto morto: di chi è la colpa, istituzioni pubbliche, private, pubblico, artisti? E’ nato prima l’uovo o la gallina?
    Ultimissima considerazione: mi piacerebbe chiedere a chi riempie la propria casa o negozio, ristorante, ecc. di posteroni di Kandinskji o Warhol (per non parlare di quelli con le testine di cui sopra et similia), spendendo fior di quattrini per cornici all’ultimo grido, se ha mai provato a cercare e chiedere il prezzo di un’opera originale di un giovane. Ma qui mi fermo: da un lato dovrei accennare alla scarsa volontà di curare il proprio gusto, dall’altro dovrei iniziare una tirata sull’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica di Benjaminiana memoria. Spero caldamente che altri aggiungano considerazioni a completamento (o a smentita) di quanto ho qui scritto. Su questi temi val la pena di parlare, è un piccolo contributo di Exibart che, spero anche con l’aiuto dei lettori, potrebbe essere luogo di un tam tam per aiutarci tutti ad andare a scovarli questi nostri talenti … ma con discernimento, mi raccomando.

  4. Alfredo Sigolo: GRAZIE per tutte le indicazioni bibliografiche e le tue riflessioni sempre molto interessanti!
    E’ un vero piacere leggerti…

  5. fontana un esponente dell’astrattismo? io non lo definirei in questo modo…Va bene che ha cominciato la sua carriera nell’ambito della corrente astrattista/geometrica della galleria il Milione, ma la sua ricerca è andata immediatamente al di là….
    é vero che si tratta di etichette, ma cerchiamo di usarle con un po’ di cautela, il rischio è di generare fastidiosi fraintendimenti..

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