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È strano ma nel mio Paese, che possiede i templi di Khajuraho, uno dei complessi monumentali più spettacolari -furono costruiti tra il 950 e il 1050 d.C.- dedicati all’energia vitale con le sue sculture erotiche, al giorno d’oggi il nudo non è guardato con rispetto”, spiega
Nikhil Shamsher Bhandari (Jaipur, 1967). “
Un lavoro fotografico la cui immagine primaria è il nudo femminile, quindi, in India non potrebbe che essere motivo di censura”.
L’artista, al suo debutto italiano, è a Roma per presentare la personale
Physico alla galleria Co2, in collaborazione con l’Associazione Italia-India. Venti fotografie in bianco e nero e a colori realizzate tra il 2007 e il 2008. L’intero ciclo ruota intorno al corpo femminile, luogo simbolico per eccellenza, su cui sono proiettate immagini scattate dall’autore in giro per l’India e all’estero. “
Ho sempre con me la macchina fotografica. Catturo oggetti, paesaggi, edifici, antiche rovine, forme umane, tutto ciò che mi colpisce… Così ha inizio il processo. In questo lavoro, la forma del corpo gioca un ruolo fondamentale: riceve l’immagine proiettata per restituirne una nuova, astratta”.
Bhandari ha studiato arte a Mumbai prima di dedicarsi, da quindici anni a questa parte, all’attività professionale di fotografo, prevalentemente nel campo della moda e della pubblicità.
Una ricerca che trae ispirazione da poeti, filosofi, musicisti e artisti d’ogni epoca, spaziando da Tagore all’artista contemporaneo bengalese
Ganesh Pyne. “
Mi piacciono anche gli artisti rinascimentali e fotografi come László Moholy-Nagy , Bill Brandt, gli italiani Franco Fontana, Paolo Pellegrin, Massimo Vitali”, precisa.
Proprio in Italia, con il desiderio di esplorare nuovi linguaggi, metodologie e tecniche, l’artista ha frequentato nel 2006 i corsi estivi del Toscana Photographic Workshop: “
È stato un punto di svolta. Lì ho visto le fotografie di Paolo Pellegrin, Alex Majoli, Arno Mikkinen, Micheal Ackerman, Philippe Pache, Machiel Botman e altri maestri della fotografia contemporanea. Mi ha colpito profondamente l’utilizzo dello stesso mezzo con modalità e stili tanto diversi. La mia percezione non poteva non subirne un cambiamento”.
A Jaipur, la città del Rajasthan dove vive, nell’intimità dello studio, l’autore proietta le sue immagini sui corpi senza veli di sei modelle, fotografando poi il frame finale. La scelta di lavorare su un tema come il nudo femminile, considerato nel suo Paese scabroso e vietato, è una forma di tributo all’essere femminile. “
La forma stessa del corpo femminile manifesta con medesima intensità amore e felicità, dolore e angoscia, come mai potrà esserci in un uomo”.