Nella personale capitolina c’è quasi tutto quello che
solitamente Thorsten Kirchhoff (Copenhagen, 1960; vive a Roma) colloca in una sua
mostra, quasi tutti i suoi “strumenti”. Quasi tutto poiché, di prassi, oltre ai
“quadri” e alle installazioni, l’artista danese completa l’esposizione con un
video che, stavolta, invece è mancante.
Sebbene le tele abbiano immagini dipinte e siano quindi
quadri nel senso comune del termine, quelle realizzate da Kirchhoff sono sempre
in qualche maniera deformate, abbinate a materiali, a oggetti, estroflesse.
Esemplificativo è Melò, in cui la tela è talmente manomessa da perdere completamente la sua
forma originaria trasformandosi in cuore. Ricoperto di velluto rosso, appare
come una classica scatola di cioccolatini, al cui centro è posto uno
stetoscopio grazie al quale si “auscultano” frenetici passi femminili. La forma
sembra amplificata e raddoppiata dall’ombra lasciata dallo strumento medico
sulla parete.
Allestiti nelle due stanze della galleria, i lavori vanno
fruiti come un’unica grande installazione che parla della vita, contrapponendo
emotività (prima stanza) e razionalità (seconda). Una contrapposizione tradotta
anche cromaticamente, poiché nel passaggio i colori perdono consistenza e
diventano bianco e nero.
È il paradosso il denominatore comune dei lavori in
mostra: “Cerco sempre di prendere una cosa che lo spettatore conosce molto
bene”, spiega
Kirchhoff, “per poi spiazzarlo introducendo un elemento incongruo”. Così, in Fuori stagione, dal camino non esce fuoco ma
neve. Ciò che
rende l’individuo illogico è, spesso, l’amore: ecco allora che, in Tassonomia (con un lieve richiamo al Giulio Paolini di Giovane che guarda Lorenzo
Lotto), dove una
donna cerca di classificare l’oggetto del suo sentimento, si crea un certo
sfasamento, perché è lo spettatore che contempla la fotografia tenuta fra le
mani. A fare da trait d’union fra i due ambienti è Osteggiato, la grande tela che ingloba in sé
la parete divisoria, dove il paradosso è dato dall’ostaggio stesso, dei grandi
palloncini colorati.
Nella seconda stanza si assiste al tentativo frustrato di
ritrovare il controllo perduto. L’anacronistico pioniere di Site-specific ci prova, anche se è palese il
suo fallimento. Così come in Endoscopio, una sorta di dittico disposto ad angolo in cui è
pressoché impossibile tracciare delle coordinate, a causa dello slittamento
delle linee sulle tele angolari.
Insomma, un continuo alternarsi tra la mancanza e la
ricerca di controllo. Com’è la vita stessa.
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Da
Peola a Torino nel 2009
E
nel 2006
E
ancora nel 2004
daniela trincia
mostra visitata il 1° marzo 2010
dal 25 febbraio al 24 aprile 2010
Thorsten
Kirchhoff – Insolito
Galleria d’arte contemporanea De Crescenzo & Viesti
Via del Corso, 42 (centro storico) – 00186 Roma
Orario: da lunedì a sabato ore 11-13 e 16-19.30; lunedì mattina e sabato
pomeriggio su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0636002414; fax +39 0636002415;
info@decrescenzoeviesti.com; www.decrescenzoeviesti.com
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