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non finito svela la sfera emozionale: Alessandra Di Francesco (Roma, 1965) mette ordine riducendo, togliendo,
alleggerendo la superficie pittorica. Un processo – tanto mentale quanto fisico
– che nasce da una sfida personale, nutrita dall’”esigenza di far pace con
le tecnologie per digerire questa tempesta d’informazioni”.
Partendo,
negli anni passati, da una pittura minuziosa che si avvaleva della tecnica del
rigatino (utilizzata nel restauro per ricucire le lacune), attraverso
l’elaborazione dell’idea del filo, del ricamo, del tessuto e della trama, collegati
al meccanismo del network, l’artista arriva a questo nuovo ciclo di ritratti,
tutti datati 2010, caratterizzati dalla leggerezza.
Altrove
era John Everett Millais o Lorenzo Lotto, ora nei “giganti” che accolgono lo spettatore
nella galleria di via dell’Arancio ritroviamo la citazione di un personaggio
maschile settecentesco preso da Anton Raphael Mengs,
pittore particolarmente amato da Di Francesco. Quanto alla scelta di dipingere
figure intere, leggermente più grandi del reale, è un tentativo di
riappropriazione di quella frammentazione che “investe” l’individuo nella
contemporaneità. Da qui il gioco di parole del titolo della mostra, In-vestiti, teorizzazione dell’abito/tessuto in quanto
veicolo metaforico di appartenenza.
L’ambiguità
del non finito e dei tratti fisionomici dei ritratti, al confine tra una
categoria sessuale e l’altra – figli, perciò, di un tutto esistenziale –
insieme a trama e pattern che si liberano dell’ossessività della reiterazione,
per entrare e uscire dalla materia pittorica con estrema disinvoltura, sembrano
muoversi in punta di piedi. Magari con quel particolare passo della danza
classica che si chiama pas de bourrèe, per citare il titolo della seconda personale della pittrice,
ospitata nel 2003 in questo stesso spazio espositivo (il primo appuntamento,
invece, è stato Imbastire legami crea trame segui il filo nel 2001). “Il pas de bourrèe è un passo bellissimo”, afferma Alessandra Di Francesco. “Per fare un
passo avanti bisogna farne due indietro. In questo concetto c’è tutto il mio
lavoro”.
Tra
i volti ritratti, alcuni dei quali recuperati dalle riviste di moda o dal mondo
dello spettacolo, quello dell’attore spagnolo Javier Bardem, che in Screen
off è associato alla veduta romana
di Castel Sant’Angelo: sintesi di una visione che parte sempre dal passato (che
sia documento, opera d’arte o vissuto personale), per inquadrarlo in una dimensione di attualità.
Nel
motto “qui ora”, infatti, è
racchiusa la sua poetica che guarda a maestri di tutte le epoche, tra cui Tiziano, Baselitz e soprattutto Munch:
“In lui c’è già Pina Bausch e Bergman”. L’incontro con Pina Bausch, in particolare, è stato “salvifico”. Negli anni ’80 Alessandra, per scrivere la tesi
di laurea sulla coreografa, partì in autostop alla volta di Wuppertal, dove
rimase per tre mesi, vivendo con la Bausch e la sua compagnia: “Ho sentito
subito una perfetta sintonia con lei e il suo teatro. Mi affascina la totalità
del suo linguaggio: corpo, teatro, musica”.
In collettiva a Miglianico
manuela
de leonardis
mostra
visitata il 7 luglio 2010
dall’otto
luglio al 24 settembre 2010
Alessandra
Di Francesco – In-vestiti
a cura di Giovanna dalla Chiesa
Galleria Maniero
Via dell’Arancio, 79 (zona
Campo Marzio) – 00186 Roma
Orario: da lunedì a venerdì ore 16-20 o su
appuntamento
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel./fax +39 0668807116; galleriamaniero@fastwebnet.it;
www.galleriamaniero.it
[exibart]