Cos’è l’arte? La domanda è antica e sempre attuale. Una vorticosa sarabanda di immagini dall’oceano digitale del web sollecita quotidianamente il vigile sensore retinico, talvolta lo accarezza, talaltra lo percuote e, con insolenza, lo intrude. Ma siamo a Roma e la vorticosa sarabanda, senza soluzione di continuità, riaffiora sulla strada: i mille volti anonimi; la presenza sincronica di una storia trimillenaria diffratta da un angolo di medioevo o dalla fenditura di un foro imperiale; le intermittenti istantanee di miseria e di lusso quotidiano; gli squarci ubiqui di lerciume e di opere d’arte. Non si fotografa con la macchina fotografica ma con l’occhio, sentenzia Erik Kessels esponente di spicco della found photography, termine che allude ad una famiglia di artisti, di ispirazione concettuale, che lavora con immagini scovate, in prevalenza, nello sterminato archivio digitale della rete internet (tra i pionieri del genere, l’inglese John Grenville Stezaker e il tedesco Joachim Schmid).
Lamberto Teotino, Installazione presso Visionarea Art Space, Roma. Per gentile concessione dell’artista e di Mc2gallery, Milano
D’altronde, lo annunciò quarant’anni fa Jean-François Lyotard maître à penser dell’era postmoderna, è finito il tempo delle grandi narrazioni, dei volitivi slanci avanguardistici. Il pensiero, orgogliosamente debole, rovista nel serbatoio della Storia cavandone frammenti, citazioni, stranianti paralogie. E veniamo alla mostra “L’ultimo Dio” di Lamberto Teotino (classe 1974) nell’Auditorium della Conciliazione, a due passi dal Vaticano. Fa parte del progetto Visionarea Art Space, lanciato dall’artista Matteo Basilè e dall’Associazione amici dell’auditorium conciliazione, con il sostegno della Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo. Il titolo “L’ultimo Dio”– ci spiega l’artista – è tratto dalla Metafisica di Aristotele e allude alla causa ultima della realtà, scevra però da connotati teologici e riferita, in questo caso, all’immanenza ontologica della coscienza. Nella sala disadorna ci vengono incontro vecchie foto di ritratti in bianco e nero attinte dal’oceano del web, il volto obliterato – con un audace gioco metonimico – da segni geometrici raccolti anch’essi da internet e quindi elaborati per l’occasione: più o meno complesse geometrie omotetiche, frammenti di forme frattali che ci verrebbe quasi da definire secrezioni corticali mineralizzate, a significare forse il tentativo improbo di afferrare di quelle immagini vintage un moto dell’animo, il refolo di un intimo pensiero. Frammenti di storia quotidiana su cui l’artista proietta i conati dell’ultimo dio.
Luigi Capano
mostra visitata il 30 giugno
Dal 22 maggio al 24 settembre 2017
Lamberto Teotino, “L’ultimo dio”
a cura di Claudio Composti
Auditorium della Conciliazione
Via della Conciliazione 4, Roma
Info: www.visionarea.org