Nell’Anno del Signore 1417 papa Martino V Colonna, salito da pochi mesi al soglio pontificio, decide che i territori posseduti dalla sua nobile famiglia ai piedi dei Monti Prenestini dovevano esser presidiati da un degno palazzo: la fortificazione medievale che dominava l’abitato di Genazzano venne così trasformata nel poderoso Castello Colonna. La dimora patrizia subì negli anni lievi modifiche, conservò il suo
Da oggi il Castello Colonna è un grande ‘Polo Internazionale d’Arte Contemporanea’ . Lo spazio si occuperà di sostenere le attività del museo civico, organizzerà rassegne e mostre, gestirà laboratori didattici per le scuole, spazi dedicati alla tecnologia ed alla multimedialità, laboratori di restauro per l’arte contemporanea, atelier per artisti. Non mancheranno videoteche, biblioteche, bar, ristoranti, bookshop..
Le attività del Polo Internazionale sono iniziate il 31 marzo del 2001 con una mostra che rivisita, attraverso un incredibile corpus di duecento opere, la storia dell’arte internazionale degli ultimi quarant’anni. Protagonista assoluta è la collezione di Giancarlo Tonelli, umbro di Terni, che a partire dal dopoguerra inizia ad accumulare capolavori con lungimiranza e passione. Nelle venti immense sale si snoda un percorso espositivo che, attraverso 3000 mq, lascia poche perplessità sulla completezza della raccolta di quadri. L’opera di ricerca del collezionista prende avvio negli anni ‘40 quando le suggestioni dell’Informale si mescolano con i dettami cromatici del Bauhaus. Albers e Hartung dominano le prime sale facendo slittare l’attenzione dello spettatore da una astrazione geometrica ad un tratto marcatamente gestuale, quasi graffiante.
Presente in forze anche la compagine italiana sintetizzata in modo onnicomprensivo nei dolorosissimi ricami su un sacco di Alberto Burri, nella ossessiva e mai monotona ricerca segnica di Giuseppe Capogrossi e nei cosmici tagli di Lucio Fontana. Numerosi i lavori dell’artista italiano più recettivo nei confronti degli stimoli gestuali, astratti, neo espressionisti dell’arte americana, Emilio Vedova .
Piero Manzoni e Mimmo Rotella sono i protagonisti italiani della sala dedicata al new-dada, ai nostrani fanno richiamo all’estero Yves Klein e Christo , presenti in mostra – nella stessa sezione – alcune splendide realizzazioni di Arman.
Finiti gli anni ’50 il collezionismo del Tonelli subisce una fase di maturazione (simboleggiata, nel percorso espositivo, da una monumentale realizzazione di Jannis Kounellis) che si realizza nella ricerca intensiva e sistematica di opere riconducibili a quella corrente pop italiana che, a Roma, trovò il suo fulcro nella Scuola di Piazza del Popolo e nelle personalità artistiche di Festa, Angeli e Schifano .
La pop art americana è testimoniata da piccoli ma significativi lavori di Andy Warhol, Jim Dine, Tom Wesselman .
Le correnti artistiche italiane che hanno raggiunto la notorietà internazionale negli anni ’70 ed ’80 vengono trascurate dal collezionista che cosi trasmette la sua idea di arte e in definitiva la sua personalità difficilmente influenzabile dai movimenti del mercato e del marketing dell’arte: a parte una serie di opere di Alighiero Boetti e di un piccolo lavoro di Michelangelo Pistoletto, non troviamo in esposizione alcuna opera riconducibile all’Arte Povera e alla Transavanguardia. Per contro è nutrita la schiera Graffitismo americano, dell’Anacronismo italiano e sono presenti alcune personalità eccezionali come Joseph Beuys e Herman Nischt .
Il catalogo è prodotto direttamente dal Castello e si configura come primo di una serie di produzioni editoriali di qualità, presenta interventi dei curatori e foto delle opere scattate direttamente da Giancarlo Tonelli grande collezionista e grande uomo d’arte.
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Ci sono proprio quasi tutti i migliori.
Complimenti vivissimi al grande collezionista Giancarlo Tonelli e grande uomo d'arte che ha espresso il valore dell'arte contemporanea con questa mostra. Grazie