Un doppio confronto nel tempo e nello spazio dà vita a un’esposizione che propone al visitatore un intreccio di rimandi tra Occidente e Oriente, antico e moderno e richiami dalla tradizione. L’impianto monumentale dell’edificio viene valorizzato dall’allestimento che ci accoglie all’esterno con un grande lavoro sulla facciata principale. Sembra quasi un banner che ricorda un’opera informale, una colata di colore di cui si fatica a metterne a fuoco i contorni. Entrando ci si rende conto del fatto che l’inconfondibile tradizione formale orientale è più che mai rispettata, sia nello stile che nella scelta dei materiali: carta di riso e inchiostro ad acqua, una tradizione stilistica millenaria. Le dimensioni sono immense, le opere sembrano site specific per il formato che si confà all’altezza dell’edificio, tuttavia scopriamo dalla conferenza stampa che si tratta della produzione di tutta una vita e che l’idea della mostra è nata da un incontro avvenuto a Shangai un anno fa tra il curatore e Xu Longsen (Shangai, 1959) e quando egli entrò per la prima volta nel Museo della Civilità romana rimase stupefatto dallo spirito della cultura italiana, come se il nostro glorioso passato si potesse vivere attraverso le sculture e i plastici esposti.
Sembra che per qualche gioco del destino a volte possa esistere da qualche parte nel mondo il museo giusto per l’artista giusto.
Xu Longsen non era mai stato in Italia prima ma dichiara di avere gli scaffali pieni di libri di storia dell’arte occidentale e di conoscere molto bene la tradizione italiana essendo affascinato dai grandi pittori del Rinascimento. Qualche similitudine si può ravvisare nel modo di rappresentare la natura e
il paesaggio, elementi caratterizzanti della sua produzione. L’aspetto sublime della natura si materializza nelle montagne da scalare e nelle cascate impetuose da percorrere visivamente. La natura che spaventa e meraviglia diventa, nelle parole di Angelo Capasso, metafora dell’arte, la montagna sta alla scultura come l’acqua sta alla pittura e il continuo confronto tra le due tecniche offre ripetuti spunti di riflessione sul legame di dipendenza che connaturalmente unisce l’uomo all’ambiente. In una delle ultime sale è visibile un grande plastico che rappresenta la città di Roma al momento della sua massima espansione, sopra si staglia un lavoro di Longsen, l’effetto rammenta l’inesorabile incombenza dell’ambiente sull’operato dell’uomo e ricorda il fatale destino al quale l’Impero Romano andrà incontro, ma non si prova inquietudine, la sensazione è di placida rassegnazione, come un dato di fatto, ogni grande civiltà ha un suo ciclo con un inizio e una fine, è così che deve andare. La scelta della location nasce dalla necessità di valorizzare questo museo sorprendente che contiene i calchi di tutte le opere più importanti dell’Impero Romano, perfino la Colonna Traiana sezione per sezione.
Un contributo didattico di valore inestimabile. Molte le opere esposte di questo prolifico artista cinese lungo il percorso. In una sala sono esposti i raffinati lavori su carta e un paravento. L’accostamento tra le due grandi civilità accompagna lungo tutto il percorso espositivo ed è la dimostrazione del fatto che due culture distanti nel tempo e nello spazio siano molto più simili di quanto ci si possa aspettare.
ilaria carvani
mostra visitata il 22 giugno
dal 22 giugno al 24 luglio 2011
Dall’alto di due imperi, mostra personale di Xu Longsen
Museo della Civiltà Romana, Piazza G.Agnelli, 10, Roma
Orari: da mar. a sab. ore 9-14 – Biglietto d’ingresso: Intero € 7,50 Ridotto € 5,50. Per i cittadini residenti nel Comune di Roma: Intero € 6,50 Ridotto € 4,50
Info: tel. 060608 (tutti i giorni dalle 9 alle 21)
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