Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
19
dicembre 2008
fino al 25.I.2009 Piero Guccione Roma, Gnam
roma
L’incessante ricerca pittorica, il filo diretto con la tradizione. Un artista moderno, che ha saputo dimostrare come si può ancora dipingere con semplicità. Per creare nuove opere d’arte, anche nel XX secolo...
di Michele Nero
“Confesso che sempre meno mi interessa conoscere, sapere e capire il mondo. Preferisco affidarmi alla verità, alle contraddizioni, alle infinite controverse ingiunzioni della corporeità”. Piero Guccione (Scicli, Ragusa, 1935) esordì proprio a Roma nel 1960. Cinquant’anni dopo, è Roma a dedicargli una retrospettiva antologica, che ne racconta la vita attraverso le opere. Oltre cento lavori rendono omaggio a uno dei più illustri e originali esponenti dell’arte figurativa del Novecento. Un poeta bucolico, un artista “naturale”.
Ed è proprio la natura la sua fonte ispiratrice. Mare e terra, cielo e nuvole, Sole e Luna. Ritrae la natura con occhio moderno e cuore romantico: le sue opere sembrano esternazioni di istanze goethiane o leopardiane, pervase da una forte tendenza all’infinito e da una ricerca ossessiva del sublime. L’occhio non è più semplice strumento, ma vera e propria mentalità, sensibilità che è parte integrante di un pensiero classico e attuale allo stesso tempo. Nella corrispondenza tra esteriore e interiore vige un ritorno alla poesia delle cose.
Nei primi lavori, come Giardino sul muro giallo (1965), gli oggetti sono ben definiti e riconoscibili. Spazialmente autorevoli. Poi tutto inizia a confondersi e a compenetrarsi, non solo pittoricamente. La marina è sicuramente il soggetto che esprime meglio il senso dell’indeterminato, insieme all’esotismo luminoso dell’ibisco e alla Luna, protagonista assoluta del “suo” romanticismo (Linea azzurra, 2006; Cielo e mare, 2008). Poche pennellate incisive. Così la vita stessa si materializza attraverso il fiore di ibisco (Studio di fiori, vita e morte dell’ibisco, 1978).
La presenza diviene parvenza, in un gioco di stile che solo la serie dei d’après, a cui è dedicata la sezione superiore della mostra, sa esprimere. La potenza evocativa suggerita dai colori densi e luminosi parla di natura e progresso industriale, come se la prima fosse vittima predestinata della seconda. Nelle sue opere, la luce è immacolato barbaglio di fusione e l’ombra è brivido fugace. Una bellezza che si trasforma quasi in agonia, come in un testo romantico nel quale l’atmosfera si fonde con l’amore per le forme classiche.
Nelle tele del ritorno a Scicli l’idillio è sempre più forte, come in Autoritratto nel paesaggio (1971), dove l’artista pare dissolversi nell’indefinita distesa verde. Nelle tele regna il senso eccelso dell’assoluto come contemplazione, esaltata da una tecnica inedita: le linee, logiche espressioni di separazione, diventano occasione di sfumatura più che di separazione. Mirabili tracce romantiche conducono alla vera e propria estasi, perché ciò che l’occhio percepisce diviene subitamente contemplazione visiva.
Gli ultimi lavori sono sempre più pervasi di seduzione romantica e ritraggono paesaggi siculi intrisi di silenzio e sospensioni suggestive. Il punto di vista varia, si abbassa, come a volerci far conoscere il mondo da un altro livello. Un silenzio contemplativo è il massimo appagamento possibile. La contemplazione della contemplazione, senza un prima e un dopo.
Ed è proprio la natura la sua fonte ispiratrice. Mare e terra, cielo e nuvole, Sole e Luna. Ritrae la natura con occhio moderno e cuore romantico: le sue opere sembrano esternazioni di istanze goethiane o leopardiane, pervase da una forte tendenza all’infinito e da una ricerca ossessiva del sublime. L’occhio non è più semplice strumento, ma vera e propria mentalità, sensibilità che è parte integrante di un pensiero classico e attuale allo stesso tempo. Nella corrispondenza tra esteriore e interiore vige un ritorno alla poesia delle cose.
Nei primi lavori, come Giardino sul muro giallo (1965), gli oggetti sono ben definiti e riconoscibili. Spazialmente autorevoli. Poi tutto inizia a confondersi e a compenetrarsi, non solo pittoricamente. La marina è sicuramente il soggetto che esprime meglio il senso dell’indeterminato, insieme all’esotismo luminoso dell’ibisco e alla Luna, protagonista assoluta del “suo” romanticismo (Linea azzurra, 2006; Cielo e mare, 2008). Poche pennellate incisive. Così la vita stessa si materializza attraverso il fiore di ibisco (Studio di fiori, vita e morte dell’ibisco, 1978).
La presenza diviene parvenza, in un gioco di stile che solo la serie dei d’après, a cui è dedicata la sezione superiore della mostra, sa esprimere. La potenza evocativa suggerita dai colori densi e luminosi parla di natura e progresso industriale, come se la prima fosse vittima predestinata della seconda. Nelle sue opere, la luce è immacolato barbaglio di fusione e l’ombra è brivido fugace. Una bellezza che si trasforma quasi in agonia, come in un testo romantico nel quale l’atmosfera si fonde con l’amore per le forme classiche.
Nelle tele del ritorno a Scicli l’idillio è sempre più forte, come in Autoritratto nel paesaggio (1971), dove l’artista pare dissolversi nell’indefinita distesa verde. Nelle tele regna il senso eccelso dell’assoluto come contemplazione, esaltata da una tecnica inedita: le linee, logiche espressioni di separazione, diventano occasione di sfumatura più che di separazione. Mirabili tracce romantiche conducono alla vera e propria estasi, perché ciò che l’occhio percepisce diviene subitamente contemplazione visiva.
Gli ultimi lavori sono sempre più pervasi di seduzione romantica e ritraggono paesaggi siculi intrisi di silenzio e sospensioni suggestive. Il punto di vista varia, si abbassa, come a volerci far conoscere il mondo da un altro livello. Un silenzio contemplativo è il massimo appagamento possibile. La contemplazione della contemplazione, senza un prima e un dopo.
articoli correlati
Guccione a Milano
michele nero
mostra visitata il 4 dicembre 2008
dal 4 dicembre 2008 al 25 gennaio 2009
Piero Guccione
GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Viale delle Belle Arti, 131 (zona Parioli) – 00196 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 8.30-19.30; la biglietteria chiude alle ore 18.45
Ingresso: intero € 9; ridotto € 7
Catalogo Il Cigno
Info: tel. +39 0632298221; fax +39 063221579; gnam@arti.beniculturali.it; www.gnam.beniculturali.it
[exibart]