E’ una stanza, quella “ri-costruita” da Giuseppe Pulvirenti (Siracusa 1956, vive e lavora a Roma) all’interno della galleria. Una stanza con tutti quegli oggetti utili alla vita d’ogni giorno. Oggetti familiari, che abitano uno spazio, che creano una calda atmosfera di casa. Una casa accogliente e funzionale, dove c’è tutto quello che serve e che soddisfa ogni necessità, con scaffali, quadri, appendiabiti…
E allora si vorrebbe disporre dei libri sugli scaffali, mettere i vestiti sull’appendiabiti, cucinare col tagliere, misurarla, quella stanza, con le righe, rilassarti andando a pesca o ammirando l’arte espressa nel quadro.
Ma nell’attimo in cui si dà inizio a ciascuna di queste azioni, ci si rende subito conto che c’è qualcosa che non torna.
Le righe sono righe. Gli scaffali sono scaffali. La gruccia è una gruccia. Ma già a guardarli bene, con un po’ di più attenzione, immediatamente ci si rende conto che è impossibile utilizzarli.
Le Righe non hanno la millimetratura, il loro bordo è di legno, addirittura ondulato. Anche gli Scaffali hanno il piano d’appoggio in legno, ma un legno non lavorato, ovvero di corteccia d’albero. Lo stesso è per l’Appendiabiti, che è perfino di una dimensione troppo grande. E così per la Livella, per l’Attrezzatura da pesca, per il Ritratto, per il Tagliere. E dire che il legno viene citato per essere il materiale primigenio con il quale l’uomo ha creato questi oggetti.
Ma altre citazioni -a volte dirette altre velate- stavolta ad artisti non solo del passato, si scoprono in alcuni lavori. Semplice è quella a Calder con l’Appendiabiti ovvero il mobile. Più articolata quella a Duchamp/Leonardo nel Ritratto. La Gioconda con i baffi (L.h.o.o.q.) Duchamp la realizzò ritagliando l’immagine dell’opera leonardiana da un giornale, nelle dimensioni di 19.7 x 10.5 cm. Leonardo realizzò la sua Gioconda su una tavola di pioppo: Pulvirenti mantiene le dimensioni ed il ricordo del giornale duchampiani e riproduce fedelmente la fattura del pioppo…
Orchestrando gli oggetti in un’unica armonica installazione, l’artista metaforicamente ricostruisce lo stare dell’uomo nel mondo con tutte le sue esigenze, eliminando così quella distinzione tra vita privata e pubblica, tra arte e vita. E portando ad ulteriori conseguenze l’ormai famoso gesto duchampiano.
daniela trincia
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