La Cina non è mai stata così vicina. La contaminazione fra lo stile italiano e l’arte contemporanea orientale è l’obiettivo della Galleria Co2, nel cuore della Capitale, che si concretizza attraverso l’opera di
Liu Mu (Tongzhou, 1947), al secolo
Huai Gu, pittore di forte influenza nella pittura cinese tradizionale, che in questo “
inverno cinese” riporta l’osservatore ai paesaggi della Cina d’un tempo. Evitando espressioni di rinnovamento della tradizione, abituali negli artisti orientali contemporanei come
Chen Zen, o le trasfigurazioni di carattere politico, concentrandosi su campagne e natura.
La scelta dell’acquerello come tecnica di pittura conferisce una leggiadrìa romantica alle sue creazioni, quasi onirica, capace di rendere immediato il trasporto verso “quella” Cina che l’artista intende riproporre. La raffinatezza della complessa tecnica pittorica pone Liu Mu come rappresentate della pittura paesaggistica mesozoica, forte degli insegnamenti di
Wu Shi-Ting, il massimo esponente cinese del “genere”.
In mostra sono proposte due tipologie di rappresentazione, lasciando tuttavia lo spazio maggiore all’opera più astratta, in cui l’artista fornisce una visione poetica dei paesaggi, che lasciano trasparire una natura vigorosa e germogliante, in contrasto con la Cina attuale, inaridita dallo smog delle metropoli. I colori soavi dell’acquerello, in perfetta armonia con lo spirito dell’antica cultura cinese e degli anni che hanno preceduto la globalizzazione, si rivelano nelle mescolanze di toni azzurri, verdi e rossi. Un approccio di carattere culturale che, tuttavia, viene preservato da Liu Mu anche nei lavori figurativi, dove le scale cromatiche di grigi delle abitazioni e dei luoghi sfumano su tramonti rosei e confortanti, con paesaggi caratteristici dei piccoli centri urbani, oggi soltanto un ricordo nella Cina ormai “metropolizzata”.
Le undici tele esposte in galleria, attenta selezione della raccolta di opere spedita a Roma dall’artista per la sua “prima” italiana, si esprimono unicamente attraverso la soggettività dell’osservatore. Senza alcun elemento esteriore a interferire o condizionare l’interpretazione del soggetto. Così, la totalità dei quadri si presenta senza titolo, con l’artista che ha voluto scegliere personalmente la cornice da utilizzare per ogni singola opera.
Evitando anche dimensioni eccessive, quasi a voler spingere verso un’osservazione più accurata della natura proposta. E, forse, per non alterarne l’atmosfera.