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Il termine Swing – titolo della personale di José Angelino presso la Galleria Alessandra Bonomo di Roma – evoca senz’altro quella tensione ritmica caratteristica della musica jazz e in generale richiama un senso di oscillazione, impulso e dondolio riferibile ad un movimento. Nell’universo di José Angelino “swing”, diventa sinonimo di comportamento della materia, processo impulsivo di elementi sottoposti ad energie. Dunque, con estrema cautela, ci addentriamo nel campo della fisica che, attraverso il lavoro di Angelino, diventa territorio d’indagine estetica. Infatti, l’artista d’origine siciliana e d’adozione romana, dopo aver conseguito la laurea in Fisica presso l’Università La Sapienza di Roma, ha incentrato la propria ricerca nella sperimentazione creativa delle leggi fisiche, utilizzando gas, metalli, vetro, alla stregua di un pittore dotato di pennelli, acrilico e tela.
La mostra presenta gli ultimi lavori realizzati dall’artista accanto ad alcune installazioni del 2010-11. Al centro della sala espositiva principale si distingue per tecnica e composizione l’opera Swing (che dà il titolo alla mostra appunto): una lastra di ferro quadrangolare posta su una struttura di memoria sollewittiana è costantemente tenuta incandescente da un meccanismo elettrico che di tanto in tanto getta fuori dell’acqua che, a contatto con il piano, assume un comportamento simile a quello del mercurio. Una goccia “danzante” traccia sulla lastra traiettorie casuali e imprevedibili, assumendo con un movimento nevrotico e repentino forme diverse: a tratti si vede una stella, un ovale, un tondo e così via. Non solo la vista è coinvolta nel rapporto con l’opera, ma anche l’udito e poi l’olfatto. Per questo lavoro, come per tutti gli altri in mostra, si assiste ad un coinvolgimento sinestetico. La materia che si sottopone all’energia genera suoni e anche odori: lo scoppiettio dell’acqua che incontra la lastra ardente e l’impercettibile esalazione che ne deriva.
Un bagliore e un sottile brusio invece pervade tutto lo spazio della galleria il cui perimetro è disseminato da una serie di opere installative realizzate tutte con vetro, gas Argon ed elettricità. Gli ambienti di vetro sono forgiati dall’artista come se fossero sculture-contenitori atti ad accogliere i percorsi luminosi del gas; alcuni sono sottilissime e fragilissime composizioni lineari che creano geometrie e reticolati, altri sono gruppi roteanti che sembrano galleggiare a ridosso della parete o ampolle che si tuffano nell’aria, altri ancora si slanciano in senso verticale come l’opera Untitled del 2014. Tutti i lavori sfruttano le scariche di gas e la fluorescenza in ambienti vetrosi, secondo percorsi creati dall’artista attraverso l’inserimento di metalli o indotti dalle forme stesse del vetro.
La luce, fioca e viva come quella di una candela, si diffonde attraverso le opere per tutta la galleria, proiettando le ombre delle geometrie delle strutture in vetro come se fossero delle estensioni metafisiche di ciascun lavoro. Si avverte un’aura sacra nello spazio, una sorta di invito al silenzio per percepire quel sottile sibilo emesso dalle installazioni, uno stimolo contemplativo che risveglia quell’ancestrale e universale fascinazione per gli aspetti intrinsechi della materia e quell’intuizione inspiegabile dell’esistenza di un mistero che sta dietro a tutte le cose e che rende l’arte e la scienza tanto vicine.
Giuliana Benassi
mostra visitata il 10 dicembre 2015
Dal 10 dicembre 2015 al 25 febbraio 2016
José Angelino, Swing
Galleria Alessandra Bonomo
Via del Gesù 62, Roma
Orari: dal lunedì al venerdì 12:00 – 19:00, sabato su appuntamento
Info: www.bonomogallery.com
Molto suggestivo, ma secondo voi non assomiglia più a un laboratorio scientifico che a un’opera d’arte? Certo, te ne metti in salotto una e fai la tua porca figura quando inviti gli amici a cena, ma allora spendo di meno e acquisto una lampada al plasma (quelle sfere coi fulmini dentro).
Quindi? Dove il confine tra scienza e opera d’arte? Che vuole dirci Angelino? Che giocare col gas Argon è una ficata? Bella scoperta……