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fino al 25.III.2008 | Giuseppe Penone | Roma, Villa Medici

di - 3 Marzo 2008
Oltre all’accumulazione di fiere e all’eterna competizione commerciale, ignorando la velocità industriale e l’incuria intellettuale, al di là del confine segnato tra gli echi del passato e il silenzio del presente, Giuseppe Penone (Garessio, 1947; vive a Parigi e Torino) continua chiudendo gli occhi per allontanarsi dalla celerità generale e dalla ricerca delle novità più sovversive. L’artista piemontese, tra i principali protagonisti dell’Arte Povera, persiste nel “ricorso a materiali poveri, naturali e antiartistici, per evidenziarne l’energia e analizzarne i processi naturali” (Germano Celant). Così, appropriandosi del pensiero di Edmund Husserl, sperimenta un ritorno alle cose stesse, applicando una riduzione fenomenologica non già alla realtà intesa nel suo senso universale, bensì alla natura nella sua più radicale singolarità. Attraverso una poetica intimista, paragonabile a quella di Godfrey Reggio nel film Koyaanisquatsi, elabora un canto lacerante alla terra e alle radici comuni della cultura.
Se la storia sembra essere soltanto la modifica dello spazio in cui viviamo, le sue mani riescono a tergiversare e capovolgere i materiali nella sua forma e nella sua struttura. Il marmo diventa morbido, respira, scoppia dal suo interno ed evidenzia le nervature, le arterie dove scorre l’acqua e l’aria, e il bronzo si scioglie prendendo la forma dell’orma che lo ha fatto nascere, trasudando resina e confondendosi con il legno, fino a poterlo sostituire.

Nella mostra a Villa Medici, una delle più importanti della stagione espositiva romana, non si deve cercare un percorso coerente con le logiche museali, ma va concepito come l’esplorazione di un bosco sconosciuto, in cui non si avverte con certezza quello che ci sarà dietro le foglie, dove però le sensazioni olfattive, la cromìa, gli stimoli tattili o l’esitazione che provocano i rumori dei nostri passi modellano un insieme impossibile da discernere.
Così, non esiste un vero e proprio ingresso, ma una soglia che si deve valicare per addentrarsi nella cisterna romana, una struttura che compie il ruolo di apparato scenico dell’installazione Lo spazio della scultura, costituita da oltre venti elementi in bronzo ricavati dal calco della corteccia di un possente albero. In un’altra stanza, l’acqua gioca a disegnare scarabocchi tra le viscere del marmo, mentre lungo lo scalone delle Gallerie, Pelle di foglie, una foresta di alberi antropomorfi bronzei che stentano a restare fermi, accompagna al visitatore. Più avanti, Propagazione dello sguardo indirizza la visione fino a raggiungere i giardini, dove l’artista lascia alla propria natura scombussolare lo spettatore che cerca nell’esterno un lavoro che non c’è -tale è l’integrazione del suo lavoro nel contesto- ma subito dopo, laddove le cortecce dormono, sorge Idee di pietra, un albero in bronzo di tredici metri, in cui il peso della memoria giace sui rami, scevro di qualsiasi gravità.
Una mostra poetica, piena di secreti nascosti e d’una bellezza etica ed estetica, che origina una riflessione sul dualismo tra la materia eterna e la forma effimera, in una continuità antropologica e atavica tra l’artificio umano e l’opera della natura. Per raggiungere un compromesso tra il presente e le nostre radici più intime, di fronte alla minaccia della sua scomparsa.

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angel moya garcia
mostra visitata il 12 febbraio 2008


dal 29 gennaio al 25 marzo 2008
Giuseppe Penone
a cura di Richard Peduzzi
Villa Medici – Accademia di Francia
Viale Trinità dei Monti, 1 – 00187 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 11-19
Ingresso: intero € 8; ridotto € 5
Catalogo Hazan, a cura di Daniela Lancioni
Info: tel. +39 06676291; fax +39 066761243; stampa@villamedici.it; www.villamedici.it

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  • Martedì 25 marzo 2008, ultimo giorno utili per visitare la mostra di Penone,
    allestita presso l’Accademia di Francia a Roma.

    Arriviamo intorno alle 12.30 e già da lontano un gruppetto di persone
    affollate presso il portone d’ingresso di Villa Medici, rigorosamente
    chiuso, ci insospettisce. La mostra è chiusa, ci viene detto e al citofono
    il portiere ci informa molto cortesemente, e all’apparenza lui stesso
    allibito, che, considerato che erano stati aperti il lunedì di Pasquetta,
    nonostante per loro si trattasse di giorno di riposo, avevano deciso di
    anticipare la chiusura e di procedere con la rimozione delle opere…

    Ci sarebbe piaciuto visitare la mostra il giorno di Pasquetta, ma sul sito
    non c’era scritto alcuna notizia in merito all’apertura straordinaria, per
    scrupolo abbiamo telefonato, ma non siamo riusciti a parlare con l’operatore,
    inoltre, questa mattina, ancora sul sito, non c’era nessuna comunicazione in
    merito al termine anticipato della mostra… peccato! Alcune persone erano
    addirittura venute da fuori Roma, alcuni anche dalla Germania.

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