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Una lettura geo-politica della
società odierna, una lettura sensibile, una lettura esistenziale, più
individuale e soggettiva, una lettura sulla visione euro-nordamericano-centrica?
Cos’è South di
Gea Casolaro
(Roma, 1965)? Forse un po’ di tutto ciò. Dipende da come si vuol vedere la
cosa, dalla voglia che si ha di sentirsi investiti dallo spaesamento che
provoca.
Gea Casolaro è un’artista
non-fotografa che ci tiene a demarcare la sua non appartenenza al mezzo
fotografico. Lo usa come punto di partenza, come fagocitatore della realtà
circostante, ma poi la sua arte spicca il volo, senza soffermarsi troppo su
tecnicismi di sorta.
Paesaggi della Nuova Zelanda
esposti “upside-down” come modi per esortare lo spettatore a guardare la realtà
da altre prospettive, partendo dallo stravolgimento di quei canoni che la
società occidentalizzante vorrebbe imporci. Casolaro invita a partire dallo
spaesamento per riuscire, in un secondo momento, a trovare una propria lettura,
una propria prospettiva delle cose. Suoli azzurri con nuvole spumose e cieli
dal manto erboso, riflessi su acque trasparenti che diventano più reali della
realtà stessa, e una realtà che diventa invece riflesso.
L’artista romana concede all’occhio
altrui il tempo e lo spazio per ritrovare in ogni scatto i propri punti di
riferimento, il proprio mondo. Questa la lettura più intimista di South, substrato di una riflessione più
apparentemente geo-politica: i magnifici paesaggi della Nuova Zelanda
fotografati – secondo anche un certo schematismo estetico – da Casolaro
appaiono come soggetti che racchiudono in sé i canoni inversi del “solito sud”
caldo, povero e primitivo. In questo senso, anche l’immaginario comune viene
messo in gioco, spazzando via i cliché che gli sono propri.
Visibile/invisibile, video proiettato in prima
europea all’ultimo Festival del Cinema di Roma, è invece stato girato da Gea
Casolaro durante il viaggio in treno che l’artista ha fatto da Rennes a Parigi.
L’immagine in movimento trova la sua particolarità nella fusione di due piani
diversi per tempi di scorrimento, ma per lo stesso motivo anche complementari.
Secondo tali dinamiche, per cui il piano più superficiale scorre più
velocemente del secondo che sta dietro, il visibile e l’invisibile trovano
motivo del loro essere proprio in funzione dell’altro.
Quando il visibile, con la sua
massa di alberi verdi non distinguibili, si riempie anche dei suoi spazi di
vuoto, allora, in quel preciso istante, l’invisibile emerge dalle retrovie, con
i suoi cieli e i suoi orizzonti. Che paiono quasi fissi nella loro bellezza.
società odierna, una lettura sensibile, una lettura esistenziale, più
individuale e soggettiva, una lettura sulla visione euro-nordamericano-centrica?
Cos’è South di
Gea Casolaro
(Roma, 1965)? Forse un po’ di tutto ciò. Dipende da come si vuol vedere la
cosa, dalla voglia che si ha di sentirsi investiti dallo spaesamento che
provoca.
Gea Casolaro è un’artista
non-fotografa che ci tiene a demarcare la sua non appartenenza al mezzo
fotografico. Lo usa come punto di partenza, come fagocitatore della realtà
circostante, ma poi la sua arte spicca il volo, senza soffermarsi troppo su
tecnicismi di sorta.
Paesaggi della Nuova Zelanda
esposti “upside-down” come modi per esortare lo spettatore a guardare la realtà
da altre prospettive, partendo dallo stravolgimento di quei canoni che la
società occidentalizzante vorrebbe imporci. Casolaro invita a partire dallo
spaesamento per riuscire, in un secondo momento, a trovare una propria lettura,
una propria prospettiva delle cose. Suoli azzurri con nuvole spumose e cieli
dal manto erboso, riflessi su acque trasparenti che diventano più reali della
realtà stessa, e una realtà che diventa invece riflesso.
L’artista romana concede all’occhio
altrui il tempo e lo spazio per ritrovare in ogni scatto i propri punti di
riferimento, il proprio mondo. Questa la lettura più intimista di South, substrato di una riflessione più
apparentemente geo-politica: i magnifici paesaggi della Nuova Zelanda
fotografati – secondo anche un certo schematismo estetico – da Casolaro
appaiono come soggetti che racchiudono in sé i canoni inversi del “solito sud”
caldo, povero e primitivo. In questo senso, anche l’immaginario comune viene
messo in gioco, spazzando via i cliché che gli sono propri.
Visibile/invisibile, video proiettato in prima
europea all’ultimo Festival del Cinema di Roma, è invece stato girato da Gea
Casolaro durante il viaggio in treno che l’artista ha fatto da Rennes a Parigi.
L’immagine in movimento trova la sua particolarità nella fusione di due piani
diversi per tempi di scorrimento, ma per lo stesso motivo anche complementari.
Secondo tali dinamiche, per cui il piano più superficiale scorre più
velocemente del secondo che sta dietro, il visibile e l’invisibile trovano
motivo del loro essere proprio in funzione dell’altro.
Quando il visibile, con la sua
massa di alberi verdi non distinguibili, si riempie anche dei suoi spazi di
vuoto, allora, in quel preciso istante, l’invisibile emerge dalle retrovie, con
i suoi cieli e i suoi orizzonti. Che paiono quasi fissi nella loro bellezza.
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in mostra alla Casa del Cinema di Roma
francesca orsi
mostra visitata il 5 marzo 2010
dal 25 febbraio al 25 aprile 2010
Gea
Casolaro – South
The Gallery Apart
Via di Monserrato, 40 (zona campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: da lunedì a sabato ore 16-20
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0668809863; info@thegalleryapart.it;
www.thegalleryapart.it
[exibart]
a me sembrava che nel video si cercasse soltanto di mettere a fuoco l’immagine. Si trattava di una camera fissa puntata verso l’esterno da dentro il finestrino di un treno.
Anche le foto, delle cartoline rigirate, non mi pare niente nuovo e originale.
Questa è la classica recensione che non riesco a capire. Non capisco cosa ci sia da recensire ma anche volendola fare non si potrebbe dire qualcosa di diverso, se non altro, da quello che dice la galleria?
Non chiamatela fotogafa..ma meno che meno artista..su per cortesia basta