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13
luglio 2010
fino al 25.VII.2010 Bernardo Siciliano Roma, La Pelanda
roma
Tele occupate da scultorei corpi femminili. Edifici fissati su piccoli quadri. Tutti iperrealistici, ma in realtà grumose pennellate ne costruiscono l’impianto. Tutte architetture, in fondo...
Bernardo Siciliano (Roma, 1969; vive a New York), nei lavori esposti
nelle due sale de La Pelanda, ha voluto confrontarsi. Con le grandi dimensioni,
principalmente. E dallo sguardo costretto dei paesaggi romani è passato a
quello di ampio respiro della grande città per antonomasia, New York. Non
quella dei grattacieli e del turismo di Manhattan, bensì quella degli edifici
industriali e degli anonimi palazzi di periferia di Brooklyn. E si è
confrontato anche con il corpo, quello femminile, “perché, in fondo, sono
entrambi delle architetture che si costruiscono”, racconta l’artista.
Un confronto didascalicamente pre-annunciato dal titolo stesso
della mostra, Nude City. E, infine, un confronto con la tecnica medesima, della pittura per
se stessa. Tele che, da una visione ravvicinata, perdono completamente la loro
texture iperrealistica, mostrando invece la matericità del colore a olio e della
sua stesura sulla tela. E siccome questi corpi sono, appunto, architetture che
si costruiscono, in alcuni casi (ad esempio in Samera) è lasciato in bella vista anche
il quadrettato, per svelarne l’impianto. E, anche laddove il quadrettato è
ricoperto, la quinta scenografica in qualche modo ne evoca la presenza (come in
Janelle).
Nove ritratti di donne nude, in cui l’artista ha cercato
di fissare un ritratto psicologico, che calamita l’attenzione, mettendo in
secondo piano la nudità finanche delle pose lascive (vedi Marina) o provocatorie (come Carolina). Donne che si mostrano ma non si
espongono, ognuna delle quali con un dettaglio che ulteriormente le caratterizza
e le personalizza: candide lenzuola, un cuscino vermiglio, guanti macchiati o
un tappeto persiano. Dettagli che in qualche maniera tentano di raccontarne
anche l’intima storia segreta.
Da questa “micro” osservazione l’artista apre il proprio
sguardo a un’esplorazione più ampia, del paesaggio, della città che lo circonda
e nella quale vive. Con uno spostamento dal piccolo al grande, dall’interno
all’esterno, dal dettaglio all’insieme. Ma quello di Siciliano è uno sguardo
distaccato, da lontano, dall’alto della propria abitazione. Ecco allora, nel
secondo ambiente de La Pelanda, esposte le nove tele di piccolo formato dal
generico e generale titolo Senza titolo, con il paesaggio al di là dell’esteso fiume
Hudson, di un vuoto incrocio, dei tetti con le caratteristiche cisterne
d’acqua.
Paesaggi immutabili, in alcuni casi ripresi più volte per
fissarne le ombre e le sfumature durante il mutare della luce del giorno.
nelle due sale de La Pelanda, ha voluto confrontarsi. Con le grandi dimensioni,
principalmente. E dallo sguardo costretto dei paesaggi romani è passato a
quello di ampio respiro della grande città per antonomasia, New York. Non
quella dei grattacieli e del turismo di Manhattan, bensì quella degli edifici
industriali e degli anonimi palazzi di periferia di Brooklyn. E si è
confrontato anche con il corpo, quello femminile, “perché, in fondo, sono
entrambi delle architetture che si costruiscono”, racconta l’artista.
Un confronto didascalicamente pre-annunciato dal titolo stesso
della mostra, Nude City. E, infine, un confronto con la tecnica medesima, della pittura per
se stessa. Tele che, da una visione ravvicinata, perdono completamente la loro
texture iperrealistica, mostrando invece la matericità del colore a olio e della
sua stesura sulla tela. E siccome questi corpi sono, appunto, architetture che
si costruiscono, in alcuni casi (ad esempio in Samera) è lasciato in bella vista anche
il quadrettato, per svelarne l’impianto. E, anche laddove il quadrettato è
ricoperto, la quinta scenografica in qualche modo ne evoca la presenza (come in
Janelle).
Nove ritratti di donne nude, in cui l’artista ha cercato
di fissare un ritratto psicologico, che calamita l’attenzione, mettendo in
secondo piano la nudità finanche delle pose lascive (vedi Marina) o provocatorie (come Carolina). Donne che si mostrano ma non si
espongono, ognuna delle quali con un dettaglio che ulteriormente le caratterizza
e le personalizza: candide lenzuola, un cuscino vermiglio, guanti macchiati o
un tappeto persiano. Dettagli che in qualche maniera tentano di raccontarne
anche l’intima storia segreta.
Da questa “micro” osservazione l’artista apre il proprio
sguardo a un’esplorazione più ampia, del paesaggio, della città che lo circonda
e nella quale vive. Con uno spostamento dal piccolo al grande, dall’interno
all’esterno, dal dettaglio all’insieme. Ma quello di Siciliano è uno sguardo
distaccato, da lontano, dall’alto della propria abitazione. Ecco allora, nel
secondo ambiente de La Pelanda, esposte le nove tele di piccolo formato dal
generico e generale titolo Senza titolo, con il paesaggio al di là dell’esteso fiume
Hudson, di un vuoto incrocio, dei tetti con le caratteristiche cisterne
d’acqua.
Paesaggi immutabili, in alcuni casi ripresi più volte per
fissarne le ombre e le sfumature durante il mutare della luce del giorno.
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dal 23 giugno al 25 luglio 2010
Bernardo
Siciliano – Nude city
a cura di Maria Ida Gaeta e Lea Mattarella
Macro Testaccio – La Pelanda
Piazza Orazio Giustiniani, 4 (zona Testaccio) – 00153
Roma
orari: da martedì a domenica ore 16-24
Ingresso: intero € 4,50; ridotto € 3
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. + 39 06671070400; www.macro.roma.museum
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