Cosa hanno in comune un vaso dalla fragile intelaiatura e un ingarbugliato universo di perline colorate? Dopo le monografiche su Giacomo Costa e Silvia Iorio, smART-polo per l’arte presenta un’idea progettuale a quattro voci fra due coppie artista/curatore, espressione di generazioni a confronto. Da una parte Michela de Mattei, classe 1984, presentata da Saverio Verini, dall’altra Aldo Grazzi (1954) accompagnato da Aldo Iori.
Il lavoro di Aldo Grazzi è stato da sempre accompagnato da un ordine mentale ben preciso: «ho sempre seguito una serie di passaggi organizzati nella mia mente, ho sempre avuto in mente ogni singolo processo in tutte le sue fasi, dall’inizio alla fine», racconta l’artista. Fasi differenti, appartenute a decenni di lavoro distanti l’uno dall’altro, portano a risultati differenti: da una parte i fogli tagliati specularmente della serie Zanzi (2005), dall’altra i recenti e fragili Giardini d’inverno (2013), passando per le Gemmazioni del 2010, reticoli di filo di nylon intrecciati di palline di fimo colorato. Zanzariere e reti di fimo sembrano appartenere a due momenti diversi nella ricerca dell’artista, sembrano raccontare precisione da una parte e caos dall’altra, studio minuzioso contro gesto impetuoso. Pur appartenendo a due fasi differenti della sua produzione, l’artista in realtà mantiene salda la medesima tecnica di produzione per entrambi. Il tempo, infatti, fatto di lunghi momenti di riflessione e lavoro metodico è lo stesso: l’attenzione precisa per costruire la struttura simmetrica sulle zanzariere è la stessa che Grazzi impiega per intessere le perline di fimo colorato nel filo a telaio. «Queste opere […] definiscono una spaziosità in cui la loro dimensione temporale trova stretta relazione con quella contemplativa: esse sono portatrici di un tempo atavico dell’attenzione; di un tempo del ricamo […];» racconta il curatore Aldo Iori nel suo testo critico presente in catalogo; «[sono portatrici] di un tempo privato e intimo che rende palpabile la presenza di un corpo che […] tende a superare la perfezione ideale della macchina».
Michela de Mattei è una giovane scultrice dai materiali non convenzionali: nelle sue mani, elementi naturali come foglie e piante così come prodotti industriali (tubi e lastre metalliche) prendono vita in forme delicate eppure costruite con grovigli complessi. Dall’isola di Linosa l’artista porta foglie – quelle che ricopre di metallo fuso di Logica autunnale – e il fico d’India – trasformato in reticoli articolati e leggeri in Resistenza pittorica. Il rame e il legno di rovere, come instabili bastoncini di uno shanghai, si intessono in Restiamo a casa e Insistere e disertare. «Basate sull’impiego di lastre di rame sorrette da esili elementi lignei, le tre sculture trovano una corrispondenza con le impalcature che avvolgono e sostengono i fabbricati; simili a veri e propri cantieri in miniatura, esse testimoniano ancora una volta l’interesse di de Mattei per la capacità da parte degli oggetti di farsi opera e supporto insieme, nonché il confronto – in questo caso l’”inversione di ruolo” – tra materiali precari/naturali e materiali resistenti/artificiali, dove i primi si rendono appoggio indispensabile per l’equilibrio e l’integrità dei secondi», spiega il curatore Saverio Verini.
Cosa hanno in comune un vaso dalla fragile intelaiatura e un ingarbugliato universo di perline colorate, dunque? L’essenza stessa del titolo viene in aiuto come efficace spiegazione: appartate, sono realtà appartate, frutto di un lavoro intimo di ricerca dell’artista con se stesso.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 14 maggio 2014
Dal 14 maggio al 25 luglio 2014
Appartate
Michela De Mattei Aldo Grazzi
smART – polo per l’arte
Piazza Crati, 6/7 – 00199 Roma
Orari: martedì – venerdì 13.00 – 18.00 e su appuntamento