La perfezione della sfera, la purezza del cristallo, la decisione dei colori caldi e freddi. Lucia Warck Meister (Buenos Aires, 1962; vive a New York) usa questi elementi per penetrare le profondità dell’anima. Le rotondità trasparenti che scivolano leggere su superfici specchiate riportano ad una dimensione particolare dell’umano, che ricorda quella della leibniziana monade, senza porte né finestre, se non riflesse. Le biglie di diverse dimensioni si muovono per forza inerziale e modificano la loro direzione a causa del loro scontrarsi, delicatamente, le une con le altre. Le deviazioni, nella loro casualità, acquistano una valenza armonica dove tutto sembra corrispondere ad un disegno preciso. Una sintonia tra mondo esterno e mondo interno che si rivela anche nei giochi geometrici, sinuosi e stranianti, che le superfici curve provocano, deformando le forme riflesse, e che si accompagnano perfettamente all’astrazione della forma sferica. Come nel video The kiss, per nulla estetizzante, dove le sfere riflettono chiaramente solo un corpo femminile dalle movenze sensuali stagliato contro una finestra illuminata, mentre il resto è fatto di geometrie mutevoli e indefinite. La valenza del colore rosso come colore identificativo è invece il leit motiv del video La vie en rouge, dove la biglia color fuoco rotola e interagisce con le altre biglie di cristallo, disegnando un percorso individuabile pur nell’indistinto.
L’indagine dell’essere, come prospettiva ontologica. E poi quella dell’essere umano, come esserci, comunicare, interagire. Infine l’individualità, come esserci io, qui e ora, concretamente, con la mia vita e le mie passioni. A queste tre chiavi di lettura l’artista argentina dedica le sue opere, evidenziando a volte più l’aspetto della concretezza, come nella serie fotografica Dreams, a volte più quello della ricerca sul logos e la comunicazione, come nella serie, sempre fotografica, Invisible cities.
Ed è probabilmente alla nostra spontaneità e naturalezza dell’esserci, originaria ma negletta da un stile di vita votato all’efficienza e al consumismo, che si riferisce l’opera forse meno riuscita, Rain: fili di plastica trasparente intrecciati tra loro che precipitano da due finestrelle poste in alto. Ciò non toglie tuttavia efficacia al lavoro di Lucia Warck Meister, che struttura le diverse articolazioni del suo “concept”, come ama definirlo lei stessa, in modo profondo e affascinante.
valeria silvestri
mostra visitata il 3 novembre 2006
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