Il rosso, colore a minor frequenza dello spettro percepibile dall’occhio umano e, conseguentemente, con la lunghezza d’onda più lunga di tutti gli altri colori visibili, trabocca di innumerevoli significati e simbologie. Dal calore all’attenzione, dalla sensualità al pericolo e dal sangue alle pulsioni istintive che infiammano ogni essere umano. Ed è il colore che funziona come leitmotiv per la nuova mostra romana di
Grazia Toderi (Padova, 1963; vive a Torino).
Rosso (2007) è la nuova proiezione video dell’artista, dove la sovrapposizione -che le permette la post-produzione- di diverse visioni notturne di Roma si misura con la stratificazione storica della città eterna. Attraverso inquadrature catturate da diversi angoli elevati della città e dalle sue vicinanze, dove la telecamera resta fissa per un tempo prolungato e dilatato, l’artista elabora una dimensione sospesa e un tempo infinito, che indeboliscono l’agitazione incontrollata del ritmo frenetico della metropoli. I personaggi che popolano questo mondo sono esseri senza corpo, creature senza nome e senza identità, destinate a rimanere tali, nascoste nella propria assenza.
Se nel suo vocabolario rientrano stadi, arene o teatri, la forma ellittica persiste ancora in una sorta di anello che avvolge l’immagine, evocando un confine, un rapporto di comunicazione tra cielo e terra, costante nell’opera dell’artista. Un unico valore cromatico assume tutto l’ambiente e suggestiona lo spettatore, che rimane confuso davanti a luoghi conosciuti ma difficilmente identificabili a causa del taglio prospettico scelto dall’artista. Si crea così uno sconfinamento della realtà, dove la quotidianità è condizionata da una percezione antigravitazionale che la rende intangibile. E dove intermittenti particelle luminose sono sprigionate costantemente, come frammenti abbandonati di comete o navi spaziali, in una continua alternanza tra richiamo e indebolimento della nostra attenzione.
Un mondo affascinante, una versione inaspettata del reale, rafforzata per l’elemento acustico, dove l’aggregazione di rumori stradali, collettivi, potenzia l’estasi. È lo sguardo privilegiato di Toderi, che riesce a individuare ciò che gli altri stentano a intuire, e per questo portatore di una responsabilità essenziale. Per dirla con Saramago, “
la responsabilità di avere gli occhi quando gli altri li hanno perduti”.