Daniele Lombardi ha sempre avuto coraggio da vendere e straordinaria voglia di fare. Il coraggio, tutto (post)futurista, per esempio, di mettere insieme 21 pianoforti che suonano la sua Sinfonia 1 per strada, in centro a Milano o a Firenze, oppure di affidare all’improvvisazione musicale – pratica tutt’altro che naif che, giova forse ribadirlo, non è cosa da associare come si crede spesso al solo Jazz, ma esiste da molti secoli ed è un universo di sostanza argomentabile sin antropologicamente – un suo delicato e fantasmagorico tappeto pittorico (alla Pinot Gallizio ?!), e di fissarlo in una testimonianza filmata. Questo ed altro ci racconta la mostra “Ascolto visivo” che il Macro di Roma dedica alla proteica figura di Lombardi fino al 17 aprile, ricca di “reperti” – pagine estratte da partiture musicali, documenti video e fotografie di esecuzioni ed improvvisazioni pittorico/sonore -, che sono al tempo stesso oggetti preziosi di preservazione della memoria e testimonianze vive della sua artisticità.
Coraggio e, si diceva, voglia di fare. Sì, perché questa mostra romana è solo l’ultima tappa di una serie di iniziative che lo vedono protagonista, fra mostre, concerti, incisioni discografiche, pubblicazioni. Fra le mostre più recenti e di risonanza, precedenti a questa, va citata quella a Palazzo Pitti del giugno 2013, dal titolo Guarda che musica. Titolo sinestetico, proprio come questo “Ascolto visivo”, e come quello della ricca pubblicazione edita dalla Fondazione Mudima, Ascoltare gli occhi, e che è stata presentata proprio per l’occasione (Mudima e Gino di Maggio, legato a Lombardi da lungo sodalizio, hanno collaborato all’allestimento).
Se la produzione del compositore s’inserisce a pieno titolo nel solco dell’epopea – contraddittoria ma inesausta e sempre fervida – della ricerca, quella dell’artista, artista della visione e del colore, è anzitutto semplice, quasi gioiosa delibazione del dato visivo.
La mostra del Macro tenta di coniugare le peculiarità del “bifronte” – ma mai doppio, ambiguo – Lombardi, cogliendo nel segno scritto, nero, sulle partiture musicali da un lato le liaisons fra la funzione pratica di medium decodificatore di un evento sonoro (la composizione musicale), e dall’altro di portatore di puro senso estetico: ora delicato, ora gestuale e aggressivo, ora simmetrico, se non archetipico (Rondellus) e geometrico, ora asimmetrico, teso verso un’astrazione mai fine a se stessa ma, appunto, sempre funzionale alla resa interpretativa della musica. Sempre più, dunque, la partitura come meraviglioso feticcio che potrebbe esaurire la sua funzione nella “semplice” godibilità del vedere, al tempo stesso dovendo tuttavia ottemperare al compito precipuo di “trasduttore” musicale.
Può non esservi necessariamente complementarietà fra le due esperienze. Segno, fra l’altro, di quel fervore inesausto cui si accennava, tipico di una figura che non ha mai voluto allinearsi a precotti accademismi e comode equalizzazioni estetiche. Lombardi, il musicista come l’artista, è sempre Lombardi, nonostante il primo come detto operi all’interno di un contesto delle avanguardie forse a tratti storicizzato (egli stesso è stato a lungo e continua ad essere – anche come esecutore al pianoforte – interprete, divulgatore e testimone della stagione musicale futurista) e il secondo paia liberare la parte più schiettamente comunicativa, se non seduttiva, del suo manifestarsi.
Bella l´idea di prorogarla, merita anche una piacevolissima visita pasquale.
Luigi Abbate
Mostra visitata il 23 febbraio
Dal 3 febbraio al 26 marzo 2017
Daniele Lombardi – Ascolto Visivo
MACRO
via Nizza 138, Roma
Orario: da martedì alla domenica ore 10.30-19.30
Info: 060608, www.museomacro.org