Annidato nel folto della seicentesca Villa Borghese, il Museo Carlo Bilotti – una storica aranciera trasformata in spazio museale al fine di ospitare le opere d’arte contemporanea donate alla città di Roma dall’imprenditore, mecenate e collezionista cui è intitolato – ospita, in questi giorni, la retrospettiva di Francesco del Drago (Roma, 1920 – Filacciano, 2011) – la prima dopo la scomparsa – a cura di Pietro Ruffo ed Elena del Drago, dedicata agli ultimi trent’anni di attività dell’artista che vide la propria vita operosa svolgersi tra Roma – dove divenne pittore e dove ebbe frequentazioni importanti con Severini, Morandi, Guttuso, Greco- e Parigi, dove si trasferì definitivamente nel 1951 e dove ebbe fecondi rapporti con Picasso, Bonnard, Matisse, Leger (di cui acquisì lo studio in Rue du Moulin-Vert).
Dai documenti d’archivio, generosamente messi a disposizione da uno dei curatori, Pietro Ruffo nipote di del Drago, si profila il nerbo vigoroso e puntuale del rigore teoretico. Un rigore che avvertiamo nitidamente anche nel percorrere le sale del museo, accese dalle astrazioni cromatiche progettate e accuratamente realizzate dall’artista romano. Volentieri l’occhio si lascia condurre da un’improvvisa, studiata trasparenza, da una morbida modulazione tonale, dalla plastica ondulazione di una campitura ampia e avvolgente. Intercalate, di tanto in tanto, da armoniche pause di bianco o di nero: Il bianco e il nero non sono colori. Sono pause necessarie. Come il silenzio in musica. E ci coinvolge quel gioco ottico di contrappunto tra colori caldi e freddi distesi osservando una personalissima elaborazione del cerchio cromatico. Nella sua appassionata avventura di ricerca nel mondo del colore del Drago trovò dei compagni di viaggio altrettanto tenaci con cui confrontarsi in Auguste Herbin, Jean Dewasne, Victor Vasarely, come risulta dalle pagine dei suoi diari. I colori sono nella natura, in noi e nei pigmenti. E ancora, Noi abbiamo fatto del quadro un oggetto che non rappresenta, ma che è. Occhieggia tra le righe la complessa lezione husserliana e ci sembra, questo, un prezioso contributo da meditare a lungo: la volontà di liberare il mondo del colore da istanze emozionali, simboliche, metafisiche e di restituirlo, infine, alla pura, materiale nudità oggettuale, al semplice godimento naturale di ciò che è bello.
Luigi Capano
mostra visitata il 16 marzo
Dal 19 gennaio al 26 marzo 2017
Francesco del Drago, “Parlare con il colore”
Museo Carlo Bilotti- Aranciera di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia, Roma
Info: tel. 060608 www.museocarlobilotti.it