Lâaggettivo piĂš comunemente correlato al sostantivo universo è vuoto. E quello che Alfredo Maiorino (1966, Nocera Inferiore, Salerno) trasmette con i suoi ultimi lavori sulla rappresentazione del cosmo (giĂ esposti non molto tempo fa a Castel dellâOvo di Napoli), è proprio una sensazione di vuoto. Quellâassenza, quel silenzio, come pure quellâimmenso distendersi, caratteristici dello spazio celeste. Espresso con lâantica tecnica pittorica delle velature, di cui è nota la profonda padronanza da parte dellâartista salernitano. Tecnica dalla quale gli deriva anche il rigore, piegato però ad una studiata costruzione, che infonde una particolare impressione visiva, se non addirittura unâillusione ottica.
Ă su questo aspetto che Maiorino gioca nel lavoro Il cielo capovolto, dove il nero cupo e profondo di un firmamento stellato è tempestato di effimere roselline, a simbolo -nella loro accezione piĂš generale- della caducitĂ , ma anche evocative della femminilitĂ . I simboli sono tuttavia in contrapposizione: la caducitĂ e lâinfinito eterno delle stelle. Qui, il rigore, attraverso la bellezza del colore, si esercita nella creazione di mute suggestioni. E, come sempre accade, con lâaccentuarsi della precisione si sfocia in una fredda
Proseguendo quindi il suo cammino artistico, Maiorino conferma che la propria ricerca dalla dimensione intima, individuale, disseminata di simboli (ciotole, pesci, croci), si è definitivamente allargata verso una dimensione universale. Ne Il cielo capovolto ecclittica, lavoro formato da due tavole azzurre semicircolari giustapposte, a formare un perfetto cerchio, evocativo del globo celeste, una linea le attraversa costruendo una forma ellittica. Il riferimento è al movimento della terra attorno al sole, oltre che un preciso rimando al punto di incontro di due ciotole. Entità talmente vasta, che la mente umana stenta a prefigurarsi, la ciotola, per la sua capacità di raccogliere, diventa cosÏ un efficace espediente per contenere quella porzione di universo tale da renderla comprensibile.
daniela trincia
mostra visitata il 6 dicembre 2005
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