Gianluca Marziani, giovane critico romano con all’attivo più di 300 mostre e altrettante pubblicazioni sull’arte contemporanea, dopo aver presentato appena un mese fa Giorgio Lupattelli al Ponte, tiene a battesimo la doppia mostra personale dei due artisti Andrea Nurcis ed Enrico Corte alla 2RC.
Appena varcata la soglia dell’ex casa di Schifano, il visitatore piomba in un mondo onirico e visionario, popolato da figure strappate da un immaginario mentale noir e splatter , come testimoniano le opere dei due artisti, che si confrontano, quasi completandosi, sulle pareti della galleria. Lavori di dimensioni contenute, sculture e disegni, che racchiudono però una potente carica emotiva e “spiazzante” non solo per i temi rappresentati, ma anche, e soprattutto, per l’assoluta puntualità con la quale sono affrontati.
Come sottolinea Marziani, non siamo in presenza di un altro duo artistico, ma le ricerche di Nurcis e Corte si intrecciano, creando reciproche influenze, per poi lasciar spazio ai linguaggi e all’autonomia di ognuno: “si può avere una visione comune senza perdere alcunché della propria autonomia…per il resto ognuno segue le specificità di una personale ossessione “[…!].
E le ossessioni di Andrea Nurcis si materializzano su un tavolo. Appoggiati come fossero oggetti qualunque, si accumulano sulla superficie piana presenze vagamente umanoidi e concrezioni organiche, la cui visione sprigiona un sottile senso di disagio. Sulla parete accanto un grande quadro bianco e infine un enorme pannello con decine di piccoli disegni neri. Nurcis ha raccolto su questa parete un diario personale per immagini; le visioni e i ricordi di tante notti trascorse con la biro in mano, dal 1981 ad oggi. Questi foglietti anneriti e consunti dall’attacco feroce degli strati di inchiostro ci trasportano in un universo buio e silenzioso, un lucido viaggio nei sotterranei dell’inconscio.
Enrico Corte ci offre un’indagine altrettanto lucida sul tema della sofferenza mentale, ma anche fisica. Le opere tridimensionali a parete si riferiscono all’inedito film digitale “Videoache“, attualmente in fase di ultimazione. Sulle pareti della galleria le visioni del film prendono corpo, si fanno materia : muri di mattoni, botole di grezzo legno. Parte integrante di queste opere sono poi i cosiddetti “Dolorama “: dei piccoli kit confezionati come giocattoli che contengono chiodi, lamette, fiammiferi, pezzi di vetro: quasi un invito a sentire fisicamente le sensazioni dolorose evocate.
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mmm, andrò a vedere,perchè solo dal viivo si possono dare veri pareri sull'arte contemporanea e l'interpretazione delle opere!
sfatiamo il mito dellarte e della semplicità di relizzazione delle opere,arte è impegno....
concordo...pienamente...ma tant'é...
Marziani????
Ma bastaaaaaaaaaaaaaaa